Aumenti Forze armate, Zangrillo: «Stanziato un miliardo e mezzo. Ai militari pagheremo le ore di straordinario»

​«La settimana di 4 giorni per gli statali? Non ce la possiamo ancora permettere»

Zangrillo: «1.5 miliardi per gli aumenti alle Forze armate. Ai militari pagheremo le ore di straordinario»

di Andrea Bassi

Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, per la prima volta a un tavolo negoziale per il rinnovo di un contratto pubblico ieri si sono seduti i sindacati dei militari. Con quali prospettive sono partite le trattative?
«Gli addetti di questo comparto svolgono funzioni essenziali per il Paese e noi vogliamo dare loro il giusto riconoscimento retributivo, definendo gli accordi nel più breve tempo possibile per recuperare il ritardo sui tempi negoziali ereditati dal passato. Gli auspici sono quindi i migliori. Quella di ieri, del resto, è una data storica: far sedere al tavolo le organizzazioni sindacali fra militari, anziché gli organismi di rappresentanza, significa affermare un principio di pluralismo e di democrazia sindacale, nel solco della nostra Costituzione e delle direttive comunitarie».

Le risorse stanziate, 1,5 miliardi, sono considerate sufficienti?
«Dei 24 miliardi complessivi, oltre un terzo della legge di bilancio, circa 8 miliardi, è dedicata ai contratti del pubblico impiego e di questi 1,5 miliardi riguardano il comparto Sicurezza e Difesa. Nella congiuntura attuale, che alla luce del contesto internazionale e dei conflitti in corso non è certo delle migliori, si tratta del massimo sforzo possibile. Abbiamo voluto dedicare una attenzione particolare a quelli che il presidente Mattarella ha giustamente definito “i volti della Repubblica” perché, con impegno e passione, sostengono il servizio pubblico a vantaggio di tutti»

Senta, i militari hanno comunque delle caratteristiche peculiari. Gli straordinari spesso non vengono pagati perché le norme attuali dicono che non si possono sforare gli stanziamenti e i recuperi compensativi si possono concedere solo se le esigenze di servizio lo permettono. Di fatto, a differenza della Polizia e delle altre forze civili, ci sono ore non pagate. Risolverete?
«Gli straordinari saranno uno dei punti centrali della trattativa. Bisognerà arrivare ad un adeguamento del valore economico nell’ottica della giusta valorizzazione dei trattamenti accessori. Troveremo la soluzione».

I militari vanno in pensione prima, a 60-62 anni, e quindi avrebbero necessità di una previdenza integrativa che al momento non c'è. Su questi punti saranno possibili risposte?
«La previdenza integrativa, per la quale per altro la Legge di Bilancio finanzia due appositi fondi, sarà senz’altro materia del negoziato ovvero oggetto di un tavolo apposito».

Quello dei militari è il secondo tavolo per il rinnovo dei contratti. La Sanità è già partita. Quando toccherà a Enti locali, funzioni centrali e scuola?
«La “direttiva madre” che fa da apripista all’apertura del triennio negoziale, e che contiene la cornice normativa e retributiva per i rinnovi, è stata inviata all’Aran a inizio gennaio ed è quasi pronto l’atto di indirizzo per i comparti funzioni centrali e funzioni locali.

Il primo è già stato inviato al ministero dell’Economia per il suo parere. Confido dunque che i tempi siano piuttosto brevi. Dopo molti anni, lo voglio ricordare, diamo continuità all’attività negoziale e questo è già un successo».

Nell'ultimo Def c'è l'impegno politico a rinnovare il taglio del cuneo fiscale. I prossimi aumenti agli statali rischiano in molti casi, di far superare la soglia dei 35 mila euro di reddito oltre la quale si perde la decontribuzione. In questo modo si annullerebbero gli aumenti nelle buste paga. State pensando a una soluzione?
«È un effetto automatico del vantaggio fiscale. Anni fa, in una situazione simile, per scongiurarlo si pensò a un elemento perequativo della retribuzione, per cui le risorse dei contratti collettivi furono distribuite in modo percentualmente differenziato. Si tratta, tuttavia, di una scelta che è naturalmente rimessa al tavolo negoziale».

L'anticipo una tantum erogato a dicembre era stato sterilizzato, non aumentava il reddito. Non potrebbe essere anche questa la strada?
«Una soluzione di questo tipo va concordata, come ovvio, con il ministero dell’Economia, perché presuppone un finanziamento aggiuntivo. In ogni caso, è necessario garantire la sostenibilità economica di qualsiasi soluzione e, anche alla luce del grandissimo sforzo compiuto con la legge di bilancio, i margini sono molto stretti».

Un dibattito che si è aperto nel pubblico impiego è quello della settimana di 4 giorni. Nel privato diverse grandi aziende la stanno sperimentando, nel pubblico si perderebbero 1 miliardo di ore di lavoro. È insostenibile?
«In un Paese che sconta da decenni un ritardo importante in termini di produttività, è d’obbligo porsi la domanda: possiamo permettercelo? Questo significa che dobbiamo lavorare con intensità per recuperare efficienza, come alcune realtà organizzative eccellenti hanno fatto. Solo allora potremo pensare a soluzioni innovative».

Nonostante lo sblocco del turn over e 170 mila assunzioni lo scorso anno, la maggior parte delle amministrazioni dichiara scoperture di organico attorno al 30 per cento. Questi buchi di organico si riusciranno mai a coprire?
«Stiamo recuperando il drammatico calo di capitale umano conseguente al decennale blocco del turnover. La digitalizzazione dei percorsi di reclutamento ci consente oggi di recuperare con velocità il terreno perduto. Un programma di oltre 150mila inserimenti all’anno nei prossimi quattro anni è un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile. Lo stiamo realizzando».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 10:06
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