Speravamo di non doverla pronunciare per lungo tempo e invece ecco che una delle parole più temute in economia riappare con tutto il suo carico di angoscia: recessione. È la condizione in cui troverà l’Italia per tutto il primo semestre di quest’anno, secondo Confindustria. Sarà «recessione tecnica» precisa l’ufficio studi dell’associazione. Perché l’effetto traino del mirabolante rimbalzo che la nostra economia era riuscita a compiere nel 2021 dopo il tonfo dovuto all’impatto pandemia nel 2020, lascerà comunque il segno “+” davanti al Pil, ma senza quel traino (+2,3%) saremmo di nuovo sotto lo zero. Cosa che già è nei primi due trimestri di quest’anno che si apprestano a chiudere a -0,2% e un -0,5%. Ma il secondo semestre (l’ipotesi alla base è che a luglio la guerra sia finita, che l’energia non venga razionata e il Covid rallenti) dovrebbe andare meglio: a fine anno il Pil chiuderà a +1,9%, un taglio della crescita del 2,1% rispetto al +4% previsto fino a poco tempo fa. Ne risentirà anche il Pil del 2023 (+1,6%). Previsioni che fanno slittare il ritorno dell’Italia ai livelli pre-pandemia al prossimo anno.
L’errore
Sono «numeri che spaventano» commenta il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Colpa della guerra in Ucraina, certo. Ma non soltanto. L’impatto delle sanzioni sull’export italiano, ad esempio, «è modesto» e riguarda poco meno di 700 milioni di euro di vendite in Russia. Bonomi ricorda invece «l’allarme crescente, e purtroppo inascoltato, che Confindustria ha iniziato a lanciare prima della guerra, quando già si vedeva un rallentamento». E punta il dito contro i rincari di energia e materie prime. Aumenti di costo dovuti a difficoltà di approvvigionamento che - ricorda il leader degli industriali - venivano bollati come «fenomeni effimeri e temporanei». Un errore che si rischia di commettere adesso. «Vediamo lo stesso trend: credere che magari tra qualche settimana il conflitto in Ucraina finisca e tutto torni come nel 2019 pre-Covid. Non è vero» avverte Bonomi, parlando di «azzardate illusioni».
Il conto
Sono i rincari energetici i principali imputati sul banco degli accusati. È soprattutto alle maxi bollette che è dovuta la frenata dell’economia. Secondo i calcoli dell’ufficio studi di Confindustria i
Le riforme
La revisione del Pnrr, suggerisce Bonomi, va fatta sui prezzi ma anche sugli obiettivi.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Aprile 2022, 11:30
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