Delega fiscale, aiuti per le zone spopolate: tassazione più bassa a chi si sposta nei Comuni “dimenticati”

Alla Camera primo sì alla riforma: si punta a ridurre le imposte nel 2024

Delega fiscale, aiuti per le zone spopolate: tassazione più bassa a chi si sposta nei Comuni “dimenticati”

di Luca Cifoni

Meno tasse per provare a fermare la desertificazione di una parte consistente dell’Italia. Tra i principi inseriti nella legge delega per la riforma del fisco, che ieri ha avuto il primo via libera della Camera, c’è n’è uno che si propone di affrontare un’emergenza italiana, lo spopolamento delle aree interne. Governo e maggioranza pensano di giocare la carta fiscale, introducendo per un periodo limitato di tempo misure agevolative in grado di convincere residenti in Italia (ma anche all’estero) a trasferire la propria residenza nei comuni periferici e ultraperiferici. Ovvero quelli individuati con questa denominazione nella Strategia per le aree interne.


L’ESAME
La novità è stata inserita durante l’esame in commissione e ora quindi fa parte del testo che passerà al Senato. Basterà la promessa di un fisco meno pesante ad attirare un numero significativo di contribuenti in qualcuno di questi centri sperduti? Il problema non se lo è posto solo l’Italia; anche la Spagna ad esempio condivide con noi questa problematica, connessa con un quadro generale di bassa natalità. Da noi, a livello locale, esperimenti sono stati recentemente avviati in Abruzzo, sotto forma di incentivi riconosciuti a chi sposta la residenza in un centro di montagna. E per la verità esiste nel nostro ordinamento una norma specifica che punta ad invogliare i pensionati (italiani o stranieri) a rientrare dall’estero per stabilirsi in una Regione del Mezzogiorno, versando un’imposta sostitutiva del 7% al posto dell’Irpef ordinaria. Nei primissimi anni di applicazione questa offerta ha attirato solo poche centinaia di persone (268 nel 2021, ultimo anno per cui ci sono i dati): la tendenza è comunque all’aumento, pur se su valori molto bassi. Lo scorso anno il meccanismo è stato esteso anche alle zone terremotate del Centro-Italia ma è ancora presto per valutare l’eventuale riscontro: un’ampia porzione dei territori colpiti dalle scosse del 2009 e del 2016 è comunque classificabile a pieno titolo tra le aree interne.


La gravità della situazione in questa Italia dimenticata è stata evidenziata pochi giorni fa dall’Istat, nel suo Rapporto annuale. Se il calo della popolazione è in corso ormai da almeno otto anni in tutto il Paese, a soffrire di più sono proprio le aree interne, nelle quali a inizio 2023 si contano 122,1 anziani (dai 65 anni in su) per ogni 100 giovani (tra i 15 e i 34 anni).

Nelle aree centrali lo squilibrio è più contenuto (116,7). Ma persino all’interno delle fasce meno favorite, le medie non riescono a dare conto delle situazioni estreme: quelle dei comuni - per lo più appenninici - in cui la sproporzione è ancora più vistosa, arrivando a un rapporto di 160 anziani per 100 giovani e anche oltre.


La riforma nel suo complesso passa ora al Senato, dove secondo il presidente della commissione Finanze Marco Osnato (Fdi) dovrebbe subire qualche ulteriore modifica nei capitoli relativi ad accertamento, riscossione contenzioso e sanzioni, per poi tornare a Montecitorio e ottenere il via libera definitivo prima della pausa estiva. Se questo calendario sarà confermato, i primi decreti legislativi del governo potrebbero arrivare a partire da settembre. E c’è anche l’ipotesi di anticipare una parte delle misure nella legge di Bilancio, così da recuperare in quella sede le necessarie coperture finanziarie. In questo modo le prime concrete riduzioni di imposta scatterebbero dal 2024, anche se tutto il dossier andrà gestito insieme a quello dell’esonero contributivo in vigore fino a fine dicembre, che almeno in parte dovrà essere confermato e assorbirà quindi consistenti risorse.


LA VOTAZIONE
Tra i 187 voti favorevoli di ieri ci sono anche quelli di un pezzo di opposizione e più precisamente dei deputati di Azione-Italia viva: che intervenendo in aula hanno sottolineato la continuità tra questo provvedimento e la delega che nella scorsa legislatura era stata portata avanti dal governo Draghi.


La legge si pone un obiettivo decisamente ambizioso: riordinare tutti gli aspetti della fiscalità italiana a cinquant’anni dalla riforma che negli Anni Settanta aveva definito l’attuale sistema (poi oggetto nel tempo di costanti e non coerenti aggiustamenti). Contiene quindi indicazioni molto generali, ma anche riferimenti piuttosto dettagliati a singole norme. In materia di Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, il numero di aliquote e scaglioni dovrebbe scendere da quattro a tre, con il traguardo in prospettiva (tutta da definire) di una tassazione piatta. Per quanto riguarda l’Irap (imposta regionale sulle attività produttive) il tributo dovrebbe essere gradualmente superato, prioritariamente per società di persone e studi professionali. Successivamente l’abrogazione riguarderò anche le società di cvapitali. L’Irap sarà sostituita da una sovrimposta sull’Ires pagata dalle società, che dovrebbe compensare il mancato gettito.
 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Luglio 2023, 12:25
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