Lo stop all’autotrasporto minaccia gli scaffali dei supermercati. In Italia l’85 per cento delle merci viaggia infatti su strada. Il pericolo è che la materia prima non arrivi più alle aziende alimentari che devono lavorarla. Come se ne esce? Le imprese dell’industria alimentare spingono affinché durante lo sciopero del 19 marzo proclamato da Unatras, l’unione delle associazioni nazionali più rappresentative dell’autotrasporto, vengano previsti almeno dei “corridoi” speciali per il trasporto di prodotti alimentari deperibili e indispensabili per le famiglie. A frenare i tir contribuiscono il balzo di 8 centesimi in una settimana per il prezzo della benzina, che è costata 1,953 euro al litro in media tra il 28 febbraio e 6 marzo, e l’impennata del costo del gasolio auto, arrivato a quota 1,829 euro al litro.
La crisi
Il settore ha ottenuto a febbraio aiuti aggiuntivi per oltre 80 milioni di euro (decreto energia) che però non bastano a contenere gli effetti di un’emergenza che con la crisi in Ucraina si è aggravata ulteriormente. In alcune Regioni, come la Sardegna, già si assiste a scene da lockdown, con i supermercati presi d’assalto dalle persone in preda al panico, code interminabili, carrelli che entrano vuoti e fuoriescono pieni fino all’orlo di prodotti alimentari. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, al marzo di due anni fa. Il problema, ha fatto notare in più di un’occasione Coldiretti, è che al momento non ci sono alternative al trasporto gommato, su cui viaggia la quasi totalità delle merci. Risultato? Nel Lazio, per esempio, il blocco dei camion comporterebbe il fermo del Mof, il Mercato ortofrutticolo di Fondi, che rappresenta la piattaforma logistica agroalimentare più grande d’Italia, e la seconda in Europa, nella movimentazione e lavorazione delle materie prime. Le ricadute nell’approvvigionamento dei mercati di riferimento e di servizi fondamentali per i cittadini sarebbero pesantissime. In Sicilia gli agricoltori devono far partire il raccolto già ordinato: i limoni in Germania, le arance in Svizzera, gli ortaggi in Olanda e Danimarca.
Insomma, il conto rischia di rivelarsi salato non solo per i consumatori finali ma anche per allevatori, agricoltori e pescatori.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Marzo 2022, 15:26
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