La classe media
e la pera

Economicamente

di Alberto Mattiacci

Dati recenti dicono che c’è uno scivolamento in basso dei consumi: dai supermercati ai discount. Possiamo capire che succede con l’aiuto di una pera: questa inizia col picciolo, la parte legnosa legata all’albero; poi ha una parte a cono; di lì il corpo, dove c’è il grosso del frutto; alla fine, in basso, la calicina, la parte che buttiamo. La pera è utile a capire la crisi della classe media -cioè della più grande invenzione sociale dell’umanità. Per millenni, le collettività umane sono state, diciamolo grossolanamente, spaccate in due: in alto c’era una minoranza, in basso la schiacciante maggioranza. La prima possedeva tutto, la seconda nulla. Poi sono arrivate le Rivoluzioni Industriali, il Novecento e la crescita di una corposa popolazione possidente e sempre più benestante. La classe media, appunto: persone nutrite da redditi costanti e certi (spesso crescenti con l’età); con un lavoro, perlopiù dipendente; libere da preoccupazioni (infermità, malattie, vecchiaia, istruzione, sicurezza) coperte dalla spesa pubblica. Poi, però, vengono giù il Muro di Berlino e le frontiere commerciali; arrivano le crisi finanziarie del 2008-10. Così la classe media inizia ad andare giù: dal cono della pera scivola via, lungo il corpaccione del frutto. Poi il Covid e le molte crisi sistemiche di questi anni: alcuni arrivano alla calcina. Per come è strutturata l’economia capitalistica, la crisi della classe media è il peggio che possa capitare.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Febbraio 2024, 06:00