C’è taglio e taglio

C’è taglio e taglio

di Alberto Mattiacci

La cultura è una cosa buona: I) una persona “di cultura” è considerata migliore; II) la “cultura” italiana nel mondo è amatissima - e aiuta anche l’export di manufatti e il turismo; III) esiste un’economia della Cultura, stimata in oltre 95 miliardi di euro, che dà lavoro a circa 1 milione e mezzo di persone. Il governo decide di razionalizzare i finanziamenti al cinema italiano. La nostra Repubblica - sul modello di quanto accade in Francia - finanzia alcune produzioni audiovisive (es. film, serie tv) fatte da professionisti italiani. Lo fa in modo indiretto: invece di mettere soldi nei conti bancari dei produttori, non chiede loro indietro parte delle tasse (es. 20%) dovute. Esempio: se Tizio fa un film che costa 10 milioni, ha diritto a detrarre dalle prossime tasse 2 milioni.

Così, in sostanza, è come se spendesse 8 milioni invece di 10 per fare quel film. Ciò dovrebbe invogliare molti a fare film in Italia ma ora il governo ha deciso di rivedere parte di questi finanziamenti. È lecito, perciò, attendersi un calo delle produzioni italiane. Le opere culturali hanno natura ibrida: 1) sono prodotti industriali complessi; 2) sono opere d’ingegno; 3) sono oggetto di vendita. Che lo Stato le finanzi è giusto (manutiene un patrimonio pubblico: la cultura), utile (sostiene un settore industriale che caratterizza l’Italia nel mondo) e sano (la cultura non è una cosa ma un modo di vedere le cose: rende migliore la vita). Forse un surplus di riflessione sarebbe auspicabile.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Ottobre 2023, 06:00
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