Rigopiano, il giallo dell'elicottero mai decollato
L’inchiesta giornalistica ha rilevato come in quelle ore drammatiche vi fu una tentata ricognizione di un elicottero HH 139 della Guardia Costiera di Pescara ufficiosamente allertata dal servizio di soccorso sanitario del 118. L’eccessivo ghiaccio ne impedì il buon esito. «Questo tipo di velivoli in dotazione alle forze armate non dispone della protezione antighiaccio», ha raccontato al Tg3 Abruzzo Luigi Turchetti, ex pilota istruttore dell’esercito ed ex comandante della missione Unifil in Libano. Al contrario i mezzi NH90 dell’esercito e della Marina Militare e gli HH 101 Caesar dell’Aeronautica Militare ne sono provvist”. Turchetti ha spiegato che comunque si tenta sempre la missione «stando attenti alla salvaguardia dell’equipaggio». Cerasi ha verificato che in quei momenti non vi fu nessun tentativo di soccorso dal cielo. Ma chi avrebbe dovuto sollecitare l’intervento dalle basi di Viterbo e Cervia? Secondo Costantino Saporito, segretario nazionale Usb dei Vigili del Fuoco avrebbe dovuto muoversi l’allora prefetto di Pescara Francesco Provolo. «Era lui il primo capomaglia che doveva dare la prima valutazione del rischio e girarla a Roma per far arrivare i mezzi militari. A Roma la nostra sala crisi seppe solo il 19 gennaio, cioè il giorno dopo, del disastro di Rigopiano...».
Ultimo aggiornamento: Sabato 13 Gennaio 2018, 11:23
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