«No alla chiusura dei mercati», ambulanti sul piede di guerra

«No alla chiusura dei mercati», ambulanti sul piede di guerra

di Luca Telli

Un pericoloso precedente. Vincenzo Peparello, segretario provinciale di Confesercenti, non lo dice apertamente ma è un pensiero che striscia e una preoccupazione che monta. Il riferimento è all'ordinanza di venerdì mattina con cui il sindaco di Civita Castellana Luca Giampieri ha messo il lucchetto al mercato del sabato e a quelli rionali. Uno stop deciso per contenere la crescita dei contagi dopo una settimana da bollino rosso, vincolato alla curva dell'epidemia e che, per questo, potrebbe dilatarsi nel tempo pesando sui bilanci di imprese e famiglie: fiaccate da mesi di serrata primaverile e appesantite dalla bassa stagione estiva. Per Peparello i mercati restano «tra i luoghi più sicuri» per ragione intrinseca al modus lavorativo. «Non ci sono pareti, il ricambio d'aria è naturale e non forzato. Distanziamento sociale e contingentamento possono essere gestiti meglio rispetto ad altre situazioni». Su ipotetiche nuove misure restrittive, come si sta discutendo per ristoranti e bar, punta i piedi. «Le linee guida ci sono, sono quelle emanate dalla Regione Lazio a maggio. Stanno funzionando e non c'è ragione di inasprire i toni». E aggiunge: «Ogni eventuale provvedimento va valutato insieme all'autorità sanitaria e comunale. Servono tavoli di concertazione in cui il buon senso sia la ratio dalla quale muovere. Arginare l'epidemia è la priorità, nessuno vuole rivivere quanto successo e visto in primavera, ma vanno tenute in considerazioni anche le necessità dei lavoratori, in questo caso specifico degli ambulanti». Settore tra i più colpiti dall'emergenza sanitaria (circa il 25% delle imprese è a serio rischio chiusura) che, a differenza di bar e ristoranti, non ha avuto l'ombrello della stagione estiva: con un turismo concentrato nel solo mese di agosto e un orologio biologico tarato sui mesi invernali. Una crisi durissima per la cura delle quale serve allargare fronti e spettro d'azione. «Permettere agli ambulanti di lavorare non basta. Serve fare di più conclude Peparello -. Il settore va sostenuto con un sistema di fiscalità agevolata e di finanziamenti. Senza, la categoria è a rischio estinzione». A Viterbo, dove l'onda dei contagi fa più paura, l'effetto Covid è tornato a pesare. Poca gente in giro al Carmine con qualche piazzola rimasta vuota e la fuga dei commercianti dal capoluogo che amplia il numero di fuggitivi. «Quella di ieri è stata la peggiore giornata in assoluto da quando il mercato è stato spostato spiega Giulio Terri, rappresentante dell'ANVA . La paura è solo una componente del problema. Il vero scoglio è la logistica, componente che con questa emergenza diventa ancora più importante. Agevolare il transito di persone deve essere la priorità. Mancano poi i servizi essenziali, a cominciare dai bagni che sono stati messi a disposizione poche volte. Il Sacrario? Sembra diventata una di quelle storie tristi in cui chi ascolta si gira dall'altra parte: con mesi duri davanti potrebbe essere davvero l'ultima chiamata».
 


Ultimo aggiornamento: Domenica 18 Ottobre 2020, 09:21
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