Cena dei veleni, Bruzziches: «Dopo avevo timore a entrare in Comune»

Il consigliere ricorda la serata con la sindaca e il marito: «Mia moglie mi suggerì di dimettermi: dovrebbe farlo Frontini»

Cena dei veleni, Bruzziches: «Dopo avevo timore a entrare in Comune»

di Massimo Chiaravalli

«Alla fine di quella cena mia moglie mi ha detto: dimettiti, lasciali perdere. Per molto tempo non sono potuto entrare in Comune, non ero sereno». La cena è quella dei veleni, il consigliere Marco Bruzziches rivive tutta la storia che ha portato alla denuncia della sindaca Chiara Frontini e del marito Fabio Cavini, fino alla richiesta di giudizio immediato da parte dei pm per minacce a corpo politico, per trarre una conclusione politica: «Si deve dimettere».

Si parte dall’inizio, dalla delega alla valorizzazione del patrimonio immobiliare. Si parla di morosità spinta: «Volevo verificare se i titolari dei contratti fossero in regola con i pagamenti. E sono uscite fuori le cifre: le morosità aumentavano - dice Bruzziches - tra il 2018 e il 2021 sono più che raddoppiate». Da 47mila euro a 98mila circa. «Parliamo di centinaia di migliaia di euro complessive. E dopo 5 anni c’è la prescrizione, sono soldi persi. Mi hanno detto che la priorità era il Pnrr e il Comune non era un'agenzia di recupero crediti. Ob torto collo ho accettato e siamo rimasti che ne avremmo riparlato dopo un anno». L’anno è passato. «Con quei soldi si potevano fare altre cose: abbassare le tasse, misure a sostegno di iniziative. In un paio di occasioni la sindaca mi ha ricevuto nel suo ufficio e quella era la sede deputata, senza parenti di alcun tipo, né miei, né suoi. Disse che non mi dovevo agitare troppo e aspettare. Questo è stato il motivo principale per cui sono uscito».

Poi c'è stata la cena, con tutto quello che è successo dopo. «Posso mettermi nella testa dei miei ex colleghi di maggioranza, che si fidano ciecamente della sindaca, lo rispetto.

Ma magari- continua - potevano chiedermi cosa è successo veramente, se era una cosa grave. Invece le uniche reazioni che ho avuto sono state: perché non ti sei rivolto a me? Avremmo risolto in modo diverso, non c'era bisogno di fare tutto questo casino. Ma non ho ritenuto fosse un argomento di cui parlare in gruppo e su cui magari trovare un accordo. Sono cose molto delicate e gravi, non si può derubricare come un'iperbole», come sostiene Frontini. Per la sindaca le frasi del marito intese come minaccia sono «una ricostruzione ardita». Bruzziches si sente leso nella sua attività politica? «Eh beh, insomma. Per diverso tempo non sono neanche riuscito a entrare in Comune. Perché? Come sarei potuto entrarci con tranquillità e come se non fosse successo nulla? È stato un bruttissimo periodo per la nostra famiglia. Lo stiamo ancora vivendo, queste cose non si possono dimenticare con un colpo di spugna, vorrei far immedesimare in me chiunque. Quando senti queste parole verso i tuoi cari non le dimentichi e non riesci a digerirle, ti scavano dentro come un solco».

Dopo quella cena in casa sua, la moglie gli ha chiesto di dimettersi. «Ci siamo resi conto subito della gravità della cosa. Frontini si dovrebbe dimettere. Cosa mi aspetto? Che la giustizia faccia il proprio corso. Mi sembra che la Procura stia lavorando per verificare se io non sia un dispercettivo (copyright Frontini, ndr), che è pure una mezza offesa. Se riterranno di non archiviare - conclude Bruzziches - per me sarà un grosso risultato».

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Ultimo aggiornamento: Sabato 20 Aprile 2024, 20:20
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