Di Maio contestato a Pomigliano dagli alunni del suo liceo: «Ma il governo non cade»

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Domande sui tagli alla scuola, sul trasferimento dei migranti dal centro di Castelnuovo di Porto e sulle politiche di Salvini in tema di immigrazione. Per chiudere, l'accusa di uno studente di fare propaganda elettorale. Il clima da amarcord che ha avvolto il ritorno di Luigi Di Maio nel liceo classico frequentato da ragazzo, l'Imbriani di Pomigliano d' Arco, è stato parzialmente offuscato da un botta e risposta con studenti dopo che una rappresentante d'istituto aveva denunciato le pressioni delle autorità scolastiche a non rovinare la festa contestando.

Prima di allora per il vicepremier era stato un tuffo nel passato, l'incontro con la sua ex insegnante («emozionante più del giuramento da ministro»), un video fatto di cimeli, un'intervista ai cronisti in erba della scuola in cui confessa che quando stava al liceo il suo sogno era quello di fare il poliziotto e alla politica proprio non ci pensava. Nell'auditorium, ad ascoltare il figlio ministro, ci sono anche la mamma professoressa e il papà Antonio. Il preside dell'Imbriani, Domenico Toscano, seduto sul palco accanto a Di Maio, se lo coccola senza lesinare gli aggettivi («grandissimo ministro che risolvi tutti i problemi, ricordati della scuola», gli dice) e vorrebbe replicare lui agli allievi contestatori, ma il vicepremier gli fa cenno di soprassedere e prende il microfono per dialogare in prima persona. «Dite che Maurizia - l'autrice della denuncia con uno sfogo sui social - è stata al centro di attacchi e pressioni mediatiche, che è stata massacrata. Da questo punto di vista non può che avere tutta la mia solidarietà dal momento che subisco attacchi ogni ora». Poi le risposte alle domande dei ragazzi. Sui tagli alla scuola Di Maio nega ogni addebito: «Non avrei mai approvato una legge di bilancio con i tagli alla scuola. Ma è la mia parola contro la vostra. Perciò ho preso un impegno con i rappresentanti degli studenti a incontrarci con i rispettivi tecnici per dimostrarvi che i tagli non ci sono stati». «Tuttavia questo - ha proseguito - ci deve insegnare a mettere in discussione le notizie che girano. Tagliare soldi alla scuola nella quantità abnorme che dite (4 miliardi) non sarebbe mai stato possibile». Di Maio ne approfitta per ricordare come la sicurezza edilizia sia una priorità del governo gialloverde. «Vogliamo mettere a norma le scuole italiane. Abbiamo già fatto un primo decreto da 1,7 mld».

Quanto alla questione migranti ha respinto le accuse di chi parla di deportazioni. «Abbiamo autorizzato il trasferimento dal centro di Castelnuovo - ha detto - perché il nuovo contratto di affitto del centro costava 12 milioni.
E inoltre calando gli arrivi abbiamo visto che non abbiamo bisogno di tanti centri». Dalla platea alza la mano un terzo studente. Non per fare una domanda, ma per dire al ministro che fa propaganda elettorale. «Dimmi tu cosa devo fare - la replica di Di Maio - se vuoi non parlo e non rispondo più alle vostre domande». Il dialogo con gli studenti termina qui. Si passa quindi alle premiazioni e a una estenuante sessione di selfie cui Di Maio non si nega. Nel frattempo all' esterno un centinaio di Si - Cobas («degli affezionati» aveva minimizzato il ministro al suo arrivo) inneggiano a Maurizia e scandiscono slogan contro il governo inducendo la scorta del vicepremier a lasciare la scuola da un' uscita secondaria.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Febbraio 2019, 18:28
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