Mascherine solidali, il sindaco di Narni ne regala mille alla sorella a Bergamo: «Qui stanno tornando le ceneri dei morti in barattoli che sembrano di marmellata»
di Massimiliano Cinque
È una voce dall’inferno quella di Roberta De Rebotti, la sorella del sindaco di Narni Francesco, che vive a Bergamo da 20 anni con il marito artigiano, un figlio di 17 anni e una figlia di 20. Lei tifosa della Ternana aveva incontrato il futuro marito durante una partita della squadra rossoverde contro l'Atalanta. I legami con Narni, con l'Umbria e con il fratello non si sono mai allentati. Tanto che da Narni sono partite mille mascherine e tute monouso per Bergamo, grazie anche alle raccolte fondi solidali fatte in città. «Facevo sempre sapere - ci tiene a precisare Francesco - che una parte dei soldi andava per mia sorella e per Bergamo»
«In questi giorni – ci racconta - sono tornate in città le ceneri di tanti bergamaschi che non ci sono più. Stanno dentro dei contenitori che sembrano barattoli di marmellata. Qui da noi è morta una generazione intera. Se n’è andata tanta gente che conoscevo, mia cognata è stata con la febbre alta per settimane, abbiamo visto cose che è difficile raccontare» Roberta si trascina il dubbio che quel maledetto virus l’abbia contagiata a metà marzo. “Ero tornata dalla Spagna e dopo due settimane, il 17, comincio a non sentire più odori e sapori. Lo dico al medico di famiglia e poi chiamo i numeri di emergenza covid. Nessuno mi fa un tampone e non lo fanno né a me, né alla mia famiglia, che però, fortunatamente, non accusa alcun sintomo. Ancora oggi non ho del tutto superato il problema”. Roberta abita esattamente nel cuore dell’epidemia, a soli 5 chilometri da Alzano Lombardo e Nembro. “Quando ho chiesto il tampone mi hanno risposto che non lo facevano nemmeno a chi stava morendo, figurarsi a una che non aveva neppure la febbre”, rivela.
“Ho visto – aggiunge poi - tanta gente morire per colpa del covid e ne ho vista anche giovane, come una donna di 42 anni, perché è vero che la maggior parte dei decessi erano persone anziane ma il virus può colpire chiunque e poi non mi dite che uno a 60-70 anni è anziano”.
Ma Roberta è tormentata da un altro tarlo e lo rivela così: “Diverso tempo prima che scoppiasse l’epidemia c’erano stati molti segnali strani. Febbri violente, polmoniti, decessi di cui eravamo venuti a sapere anche noi cittadini. A pensarci adesso sembra chiaro che il coronavirus fosse già in circolazione ben prima che venisse dichiarata l’emergenza”.
Ma com’è la vita oggi a Bergamo dopo il lockdown e la fase più tremenda fra marzo e aprile? “Insomma - risponde Roberta – la gente ha ricominciato ad uscire di casa, va a passeggio ma sempre con le mascherine. Non è più la Bergamo che conoscevo, la gente è triste ed ha paura. Quando porto la posta vedo i loro sguardi, sento la loro voce, vedo i loro occhi e leggo tanto smarrimento, tanta incertezza. Nessuno sa come sarà il futuro, se questo virus tornerà di nuovo o sarà solo un brutto ricordo. C’è poi da dire in realtà che i dati non sono del tutto rassicuranti. In 24 ore i contagi sono quasi triplicati passando da circa 50 a poco meno di 150 solo a Bergamo. Non siamo tranquilli, la tempesta non è passata”.
Tuttavia, come nel resto d’Italia, si cerca di ricominciare. “Le fabbriche hanno riaperto – dice - noi di Poste Italiane abbiamo sempre lavorato, così come molta altra gente, ma quello che mi preoccupa è che si sta prendendo il problema un po’ troppo alla leggera, forse ci vorrebbero più attenzioni perché quello che è capitato non è del tutto passato e può ritornare”. Intanto Roberta si sente spesso con il fratello che ha il suo bel daffare a Narni “Pochi giorni fa ci ha regalato una partita di mascherine con lo stemma di Narni – rivela Roberta – ci ha fatto molto piacere, è stato un bel gesto di vicinanza e di aiuto anche concreto. Speriamo che si possa tornare presto ad una vita normale”.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Maggio 2020, 08:02
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