TERNI L’intero paese reclama a gran voce che rivuole Claudio, non ci sta che sia stato trasferito dalla “Casa del Giovane” di Piediluco in una residenza di Montecastrilli dopo 40 anni vissuti tra i residenti e i turisti. «Per lui, Claudio, è stato come decidere la sua eutanasia», sostengono all’unisono. L’uomo, con problemi psichici, per 4 decenni è stato curato e reinserito nel tessuto sociale del paese dalla Cooperativa “Tabor” che gestisce la Casa del Giovane. A Piediluco era arrivato quando ancora la Casa era gestita da don Mario Baciarelli. Tutti lo conoscevano e tutti si fermavano a dialogare con lui che rimaneva ore e ore fermo davanti al portone della cooperativa o faceva quattro passi per chiedere, con garbo «me la dai una sigaretta!», che ce fai? «me la fumo» Un personaggio semplice, umile, fragile, non in grado di avere voce. Così raggiunto il limite di età, Claudio è dovuto sottostare alle legge, a volte, assurda. L’hanno trasferito in un'altra Casa che si trova a Montecastrilli, sradicandolo, praticamente dal suo ambiente, dalle sue cose, dai volti che conosceva e di cui si fidava. «Sradicare dal suo ambiente una persona dove ha costruito tutto il suo mondo - spiega Roberta De Ciantis psicoterapeuta- rappresenta quando di più male si possa fare ad un essere umano con problemi psichici». E fa un esempio: «Per una persona normale cambiare abitazione diventa già un piccolo trauma, figuriamoci per Claudio che ha costruito tutto il suo vivere in quella realtà. Leggi sbagliate che, a volte, azzerano tutto il lavoro fatto a monte e che, tutto di un botto, riportano la persona che subisce questa violenza a ricominciare tutto daccapo.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Agosto 2022, 12:42
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