«L’arcobaleno è il simbolo di purezza. Raffigura la pace dopo la tempesta. E per tempesta intendo il lato dark dell’umanità». Roberto Cacciapaglia, compositore e pianista italiano tra i più richiesti nei teatri di tutto il mondo (tra questi, di recente, i concerti del North America Tour, alla Cadogan Hall di Londra e i tour in Cina e Turchia), ritorna con un nuovo album. Si intitola “Invisible Rainbows”, la produzione è inglese e i primi tre singoli, “Atlantis” (nel 2022 primo posto fra i Top di iTunes Classic), “London Sleeps”, unico pezzo per piano solo, e “Rainbows” (primo in classifica su Apple Music) hanno raggiunto i vertici delle classifiche Uk, Italia e Cina. «Veniamo da un momento difficile - racconta Cacciapaglia che domani riceverà il Premio Montale per la categoria “Musica” - Questo album, registrato al Teatro Ristori di Verona con l’orchestra dei Virtuosi Italiani e poi nei giardini della Villa Reale di Monza con 18 microfoni per un risultato tridimensionale del suono, vuole essere come un raggio di luce con cui istantaneamente l’oscurità svanisce».
È un inno alla pace, visti i tempi?
«Assolutamente sì. Alla pace di tutto quanto ci circonda, dalla guerra ai migranti. L’arcobaleno è il simbolo di unione (non a caso è simbolo della comunità LGBTQ+) e di scoperta. È musica che passa dall’emozione attraverso melodia e armonia, elementi primordiali dei poteri del suono in tutte le epoche».
Cosa è la musica per lei?
«Non la considero come arte per arte, ma è uno stato in cui l’essere umano è in cammino verso la luce per andare oltre i limiti. Per questo “rainbows”, l’arcobaleno, simbolo di apertura, spazio e trasparenza. E il pubblico diventa unico di fronte alla luce. Mi piace considerare il mio lavoro come lo yoga del pianoforte».
Cioè?
«Per me suonare è consapevolezza, rilassamento non distratto. La musica è un’arte che libera in tanti modi. Io parto dalla musica sacra, l’evoluzione la collego al suono. Compresa la forma canzone, forma meravigliosa, da Battiato ai Rolling Stones, da Paolo Conte a Ed Sheeran. Uno dei miei lavori ha messo a confronto la dissonanza della musica colta alle assonanze della musica pop».
“Tree of Life”, colonna sonora di Expo2015 è stato per lei un po’ come Sanremo per i cantanti di nicchia.
«Vero, mi ha dato visibilità, mi ha aperto al pubblico che non mi conosceva».
“Invisible Rainbows” è il suo 22esimo album. A che punto della sua carriera arriva?
«Nel momento in cui tiro le somme.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Marzo 2023, 20:17
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