Depeche Mode, la band inglese infiamma l'Olimpico. Festa elettropop tra futuro e nostalgia

Il Memento Mori Tour a Roma. L'omaggio a Fletcher, il tastierista scomparso

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di Claudio Fabretti

ROMA - Il cuore di Roma pulsa al battito elettronico dei Depeche Mode. Con l'abbraccio dei cinquantamila dell'Olimpico a coprire idealmente un'intera carriera. Quella che in oltre 40 anni di attività ha portato la band di Dave Gahan e Martin Gore dai primi 45 giri synth-pop di inizio decennio 80 all'ultimo album, "Memento Mori", che è poi il pretesto per questo nuovo tour (in arrivo anche il 14 luglio allo Stadio San Siro di Milano e il 16 al Dall'Ara di Bologna). È il diciannovesimo della band di Basildon, ma il primo senza Andy Fletcher, l'indimenticato tastierista, omaggiato in un set sospeso tra nostalgia per il passato e spinta verso il futuro. Un futuro che i due corrieri elettropop inglesi percorrono convintamente, fin dall'avvio, con "My Cosmos Is Mine", singolo tratto dall'ultimo lavoro, che squarcia l'afa della notte romana con i suoi clangori industrial e il suo testo-slogan di denuncia. Tornano i battiti martellanti sulla direttrice Dusseldorf (Kraftwerk)-Basildon con la nuova hit "Ghosts Again" e un altro pezzo forte di "Memento Mori", l'ossessiva "Wagging Tongue" scritta a quattro mani da Gahan e Gore. Davanti a una gigantesca M illuminata, i due si dividono i ruoli: il primo è il frontman che si prende la scena, con le sue movenze istrioniche da rockstar, il secondo è la mente dietro le quinte, sempre timido anche quando è chiamato al microfono per le sue delicate interpretazioni (da brividi il ripescaggio di "A Question Of Lust").


Ma, oltre ai brani dell'ultimo album, a dominare il concerto sono i classici, quelli bramati dai fan, che risplendono sul gigantesco palco luccicante dell'Olimpico con tutta la loro corazza elettronica, capace di reggere all'urto degli anni. Ecco allora la tripletta dal discusso (all'epoca) e ampiamente rivalutato "Songs Of Faith And Devotion", con le aperture melodiche di "I'm Your Room" e "Walking in My Shoes" e l'aggressività rock di "I Feel You"; la sinuosa "It's No Good" e la torbida "Sister Of Night" a rispolverare i solchi del raffinato "Ultra"; le visioni inquietanti di "A Pain That I'm Used To" e "John The Revelator" più la struggente "Precious" a tenere alto il vessillo di "Playing The Angel"; quindi i cavalli di battaglia della pietra miliare "Violator": la melodia da schianto di "Enjoy The Silence" (cantata praticamente dal pubblico), una commovente "World In My Eyes" dedicata all'amico Andy, scomparso nel 2022, e la soffusa "Waiting For The Night" a precedere il battito mozzafiato di una "Personal Jesus" che parte lenta e poi divampa in tutta la sua carica adrenalinica: è la chiusura perfetta del set.
Ma nella macchina del tempo dei Depeche Mode si scava ancora più indietro, fino alle prime hit storiche: l'aggraziata "Everything Counts", la contagiosa "Just Can't Get Enough", con il suo semplice motivetto da primordi del synth-pop reiterato a oltranza, poi, il sound classico di capolavori come "Stripped" (dall'epopea dark di "Black Celebration") e "Never Let Me Down Again" (da "Music For The Masses"), che infiammano i cuori dei fan. Il pubblico invoca a turno i due eroi, che ringraziano. Si chiude così l'ennesima notte d'amore tra Roma e i Depeche Mode.
Con le sue 110 date - se ne sono appena aggiunte altre tre in Italia nel 2024 (il 23 marzo a Torino, il 28 marzo e il 30 marzo a Milano) - il Memento Mori è destinato a diventare uno dei più grandi tour del gruppo inglese, nonché uno dei più grandi eventi live mondiali del 2023. Non male, per un gruppo che aveva scelto di chiamarsi "moda passeggera".
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Luglio 2023, 07:27
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