'I bambini sanno', il docufilm di Veltroni
che racconta la visione dei più piccoli
di Michela Greco
Seconda prova da regista dopo Quando c'era Berlinguer, I bambini sanno porterà nelle sale dal 23 aprile una carrellata commovente, intensa e a tratti divertente delle idee e delle aspirazioni di questi piccoli uomini e donne che si affacciano alla vita e, in molti casi, devono affrontarla sopportando già il peso di un bagaglio di dolore.
Da cinefilo qual è, il regista-politico apre il suo racconto mettendo in fila tante scene celebri di film che hanno avuto nei bambini i loro eroi, a partire dal piccolo Antoine Doinel (Jean-Pierre Léaud) che chiudeva con una liberatoria corsa verso il mare il folgorante film d'esordio di François Truffaut, I quattrocento colpi. E poi ci sono le parole e gli sguardi di questi ragazzini, scelti tra 300, per comporre un mosaico che include anche le famiglie operaie della Lucchini di Piombino e lo sguardo triste di un bimbo che ha perso il nonno per gli spari delle Br.
Oppure le due legatissime gemelle Luna e Gaia: la prima è biondina, estroversa, ha gli occhiali ed è affetta dalla sindrome di Down; la seconda è castana e molto timida, e confessa che il momento più brutto della sua vita è stato quando fu separata dalla sorella in occasione di un suo intervento chirurgico.
O ancora il piccolo Marius, occhi grandi e vispi, che vive in un campo Rom e non ha mai visto il mare. A loro Veltroni ha chiesto di parlare di «cose da grandi» come l'amore, Dio la famiglia, l'omosessualità e la crisi, per scoprire che le interpretano spesso meglio degli adulti.
I bambini sanno, è vero, come dice l'autore del Piccolo principe Saint-Exupery, e Veltroni ha la capacità di dimostrarlo. Anche se il suo sguardo, qui, non ha molto di cinematografico.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Aprile 2015, 10:55
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