«Due cugini africani e un’impresa epica». Ecco “Io Capitano”, il road movie alla Garrone

Il regista a Venezia presenta il nuovo film

«Due cugini africani e un’impresa epica». Ecco “Io Capitano”, il road movie alla Garrone

di Alessandra De Tommasi

«Un’impresa epica, anzi l’unica moderna a potersi chiamare così, un’Odissea contemporanea tra euforia e disperazione». Così Matteo Garrone racconta il suo “Io Capitano”, un road movie che è anche «un romanzo di formazione». In concorso alla Mostra del cinema di Venezia, il film esce da oggi in 200 sale italiane. Si tratta, appunto, di un’avventura di due cugini che, con il sogno di un’Europa libera nel cassetto, sfidano la morte attraverso il deserto, i campi di detenzione e, infine, i barconi. Il regista spiega che la sua storia termina così, con la vista delle coste italiane all’orizzonte perché non sa se mai riuscirà a raccontare un seguito sulle condizioni di accoglienza che gli immigrati incontrano nel nostro Paese. Non vuole parlare di politica, ma solo di speranza in quello che definisce «un progetto con i rimandi realistici di Gomorra e quelli fantastici di Pinocchio, il mio ultimo lavoro».
I due protagonisti, Seydou e Moussa (interpretati da Seydou Sarr e Moustapha Fall), dal Senegal attraversano l’Africa per sbarcare in Europa. Non accettano di essere dissuasi dai racconti dell’orrore che si sentono sul tema, ma sfidano il pericolo, rinfrancati dalla benedizione degli avi, sepolti nel cimitero del loro villaggio. Per trovare i due giovani interpreti, Garrone ha effettuato molti provini e si è documentato parlando con persone che erano riuscite nell’impresa. «Il 70% della popolazione africana – sottolinea il regista romano - è composta da giovani e spesso scappano da una povertà dignitosa per coronare un sogno. È un fatto di giustizia: perché ai loro coetanei europei è permesso andare in vacanza in Senegal in aereo e loro al contrario devono affrontare un viaggio della speranza senza sapere se arriveranno vivi?».
«Ci vuole coraggio per fare quel viaggio e io stesso - racconta Mamadou Fall - ero tentato di tornare indietro ma poi ho deciso di rischiare». La sua storia ha ispirato Garrone così come quella del giovane Fofana Amara, il vero capitano che a 15 anni si ritrovò a guidare una barca di 250 migranti come lui senza averne mai condotta una e davvero urlò «Io Capitano»: ora vive in Belgio, sposato con una donna conosciuta nel centro di accoglienza a Catania. Ai due protagonisti Garrone non ha voluto fornire la sceneggiatura, usando un metodo alternativo: non solo li ha tenuti all’oscuro del finale, ma ogni mattina raccontava loro quello che sarebbe successo. Così ha mantenuto vivo l’interesse, ma soprattutto ha giocato d’intensità interpretativa, abbracciando un realismo coinvolgente. Arricchisce il film una intensa colonna sonora, firmata da Andrea Farri, edita da Sony Music.
Garrone ha anche ironizzato sulla mancata partecipazione in concorso sulla Croisette in primavera («Cannes? Il festival?») e sulla corsa agli Oscar si limita a dire: «Se mi invitano a Los Angeles...».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Settembre 2023, 06:35
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