L'autunno caldo della scuola: le occupazioni
degli studenti diventano social

L'autunno caldo della scuola: le occupazioni ​degli studenti diventano social

di Lorena Loiacono
ROMA - Striscioni, megafoni e cineforum. Un sacco a pelo sotto al braccio e la chitarra a far compagnia. La stagione delle occupazioni studentesche è aperta e quest'anno il racconto della protesta è social.





Foto e video, tutto riportato e condiviso. A far da portavoce alla protesta sono soprattutto le immagini. Impazzano in rete, da Facebook a Instagram. Sotto gli occhi di tutti, compresi mamma, papà e il preside. Ecco che scorrono sul web: dai ragazzi che tinteggiano le pareti di un'aula malmessa ai collettivi che si radunano in cortile, fino all'assemblea in giardino, prima di votare e decidere di occupare.

La contestazione studentesca è tutta online. Comprese le immagini dei cortei e delle manifestazioni di venerdì scorso, protagoniste su twitter.



Gli studenti sono quindi sul piede di guerra, contro il piano scuola e il job's act: 1 su due, assicura Skuola.net analizzando i dati di un sondaggio su oltre 2mila ragazzi, è pronto ad occupare. Ma non tutti hanno le idee chiare: uno studente su 4, infatti, non sa che bloccando la didattica e andando a dormire a scuola si commette reato. Tra coloro che ne sono consapevoli c'è una buona parte, pari al 55%, pronta a farlo nonostante tutto per fare sentire la propria voce. Un altro 22% invece, pur sapendo di infrangere la legge, è sicuro di rimanere impunito.



Ma quali sono le reali motivazioni degli occupanti? Appena 1 su 10 ammette di farlo per saltare giorni di lezione. La maggior parte nega di farlo solo per non andare a scuola e, nel 42%, dei casi assicura di voler così attirare l'attenzione sui problemi della scuola. Il 47% degli intervistati ritiene invece che un'occupazione sia più efficace di uno sciopero o di una semplice autogestione. E i problemi della scuola, da rivendicare con tanto di blocco della didattica, riguardano nel 54% dei casi le politiche scolastiche, come i tagli all'istruzione e l'edilizia. Un ragazzo su tre, invece, occupa per portare alla ribalta i problemi della propria scuola.



E poi, secondo i dati di Skuola.net, c'è l'altra metà della scuola, quella dei contrari all'occupazione: tra loro, uno su due non crede che i problemi si risolvano dormendo a scuola, mentre 1 su 10 vorrebbe partecipare alla rivoluzione ma non lo fa. Perché? Per non scatenare le ire del preside.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Novembre 2014, 08:27
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