Addio pasta al dente? "Nel 2050 meno proteine
nel grano per via del buco dell'ozono"
di Mario Fabbroni
I ricercatori hanno studiato il comportamento di 12 varietà di frumento duro, fatte crescere in un ambiente che riproduce quello con la concentrazione di anidride carbonica che si prevede nel 2050. Risultato: il fertilizzante darà più grano ma la composizione della granella avrà meno proteine e la pasta non terrà più la cottura. Un disasto per i buongustai.
Eppure all'estero stanno facendo di tutto per imparare a cuocere la pasta «come si fa in Italia». Trionfano corsi con gli chef del Belpaese impegnati nell'insegnamento dei segreti degli spaghetti al pomodoro: pasta di qualità (grano duro), acqua in pentola salata al punto giusto, assaggio preventivo e rispetto rigoroso dei tempi di cottura consigliati sulle confezioni. Non solo.
La Barilla - leader mondiale di grano per la pasta - lo scorso 3 ottobre (scorso presso lo stabilimento De Matteis Agroalimentare di Flumeri, ad Avellino) ha stretto un patto che coinvolge 940 agricoltori con un totale di 10.120 ettari coltivati in nove regioni (Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Toscana, Umbria, Marche): sul mercato finirà solo pasta con grano duro made in Italy, trafilata al bronzo ed essiccata lentamente. Del resto, lo scrittore Giuseppe Prezzolini aveva già stabilito il ruolo culturale della buona pasta: «Gli spaghetti hanno diritto di appartenere alla civiltà, come e più di Dante». Ma solo al dente, naturalmente».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Ottobre 2014, 08:26
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