Le bugie di Oseghale
Nel processo di primo grado, al termine del quale l'imputato venne condannato all'ergastolo, i pm definirono Oseghale come un "acrobata della menzogna". Elencarono a riprova una serie di sue presunte bugie: dalle versioni sull'accaduto nella mansarda di via Spalato 124, al negare ripetutamente l'omicidio e lo stupro. Sulla dinamica del delitto i magistrati ritennero credibili le confidenze fatte dallo stesso cittadino nigeriano ad un ex compagno di cella: la 18enne avrebbe minacciato di denunciare Oseghale e il 30enne l'avrebbe accoltellata per impedirle di andarsene dalla casa. Sotto le unghie di Pamela venne trovato Dna del pusher nigeriano, forse dovuto a un graffio nella colluttazione.