Palestina, perché l'anguria è diventata un simbolo di protesta sui social (e non solo)? La storia, le censure e le emoji

Lunedì 13 Novembre 2023, 14:42 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 15:38
Palestina, perché l'anguria è diventata un simbolo di protesta sui social (e non solo)? La storia, le censure e le emoji
di Mattia Ronsisvalle
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Emergono nuovi dettagli sulla guerra israelo-palestinese: il Washington post sostiene che Hamas non voleva solo «uccidere il maggior numero possibile» di israeliani e «prendere quanti più ostaggi potesse» nell'attacco sferrato lo scorso 7 ottobre contro Israele. Quello che in realtà voleva il braccio armato del gruppo sunnita era scatenare una guerra regionale, un conflitto più ampio e profondo. Così come il carattere della protesta dei palestinesi e dei supporter di Gaza che si allarga sempre di più, soprattutto sui social, dove - se avete notato - l'uso dell'emoj dell'anguria è sempre più in inflazionato. Il motivo? Il frutto è un simbolo molto potente per i palestinesi e le ragioni non sono nuove.

La Guerra dei Sei giorni

L’uso dell’anguria come simbolo palestinese non è nuovo. Emerse per la prima volta dopo la Guerra dei sei Giorni nel 1967, quando Israele prese il controllo della Cisgiordania e di Gaza e annesse Gerusalemme Est. All’epoca, il governo israeliano rese l’esposizione pubblica della bandiera palestinese un reato penale a Gaza e in Cisgiordania .

Per aggirare il divieto, i palestinesi hanno iniziato a usare l’anguria perché, una volta aperto, il frutto porta i colori nazionali della bandiera palestinese: rosso, nero, bianco e verde.

Il governo israeliano non si è limitato a reprimere la bandiera. L'artista Sliman Mansour ha dichiarato a The National nel 2021 che i funzionari israeliani nel 1980 hanno chiuso una mostra alla 79 Gallery di Ramallah con il suo lavoro e altri, tra cui Nabil Anani e Issam Badrl. Anche dipingere un’anguria significava esporsi troppo.

Israele ha revocato il divieto sulla bandiera palestinese nel 1993, come parte degli Accordi di Oslo , che prevedevano il riconoscimento reciproco da parte di Israele e dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e furono i primi accordi formali per cercare di risolvere il decennale conflitto israelo-palestinese. La bandiera fu accettata come rappresentante dell'Autorità Palestinese, che avrebbe amministrato Gaza e la Cisgiordania.

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