Il rapimento al telefono
Il dramma è iniziato quando un suo amico le ha telefonato e le ha detto: «Ehi, lo sai che Hamas e la Jihad islamica sono nel kibbutz?». Immediatamente ha tentato di chiamare la sua famiglia ma non ha ottenuto risposta. Le è però arrivato un loro sms in cui dicevano che non potevano rispondere e che dovevano restare in silenzio.
Poco dopo le è arrivato un messaggio di sua sorella Sàar, 16 anni, che diceva: «Sono così spaventata, Gaya, voglio piangere», ha raccontato Gaya citata dal Times of Israel. Poco dopo, un altro messaggio di Sàar le diceva: «Sono in casa, non mandare più messaggi», e sulla chat di famiglia un altro messaggio: «Mamma, ti voglio bene», poi più nulla.