Beatrice Alferj, in Erasmus in Israele. Dalla discoteca di Tel Aviv all'incubo: «Ecco come siamo fuggite dall’orrore»

Giovedì 12 Ottobre 2023, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 15:25

L’allarme delle sirene

Poi calma apparente fino alle 20, 30 di sera quando l’allarme è tornato a suonare: «Abbiamo sentito anche il rumore dei razzi provenire dai quartieri vicini - riprende la studentessa - ci siamo recate all’esterno per controllare se gli inquilini fossero ancora nel palazzo, rendendoci presto conto che erano scappati tutti, tranne un signore con un cane che ci ha aiutate. Ha tradotto il testo in ebraico di una mappa dei bunker che era in nostro possesso e ci ha accompagnate fino al rifugio più vicino. Siamo rimaste lì un po’ ma, oltre al fatto che la temperatura era di 40 gradi, non ci sentivamo al sicuro perché la porta di accesso doveva restare aperta e potevano introdursi persone pericolose. Siamo tornate a casa, con l’idea di prenotare un posto in aereo e tornare nei nostri paesi. Ogni tentativo di acquisto online, veniva respinto mentre le altre due italiane e coinquiline hanno bloccato posti su aerei diretti a Cipro e Barcellona pur di scappare. Siamo andate a dormire, ma non era facile, la sensazione era quella che da un momento all’altro potesse succedere qualcosa, ho rivissuto le sensazioni del terremoto dell’Aquila. All’epoca ero una bambina, i miei genitori ospitavano degli amici dal capoluogo che vivevano nel terrore di nuove scosse, trasmettendoli quelle angosciose sensazioni».

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