A confermarlo è la stessa Federfarma che ha collaborato in questi giorni con gli inquirenti della Procura di Roma. «Questo sistema - spiega Vittorio Contarina, presidente di Federfarma Roma - permette un controllo totale della filiera del farmaco e, in questo caso, è stato determinante nella cattura». Nel corso delle indagini gli agenti della Squadra Mobile avrebbero trovato una confezione integra di un medicinale e attraverso il numero di targatura sarebbero riusciti a risalire alla farmacia romana che l'aveva venduta e alla relativa ricetta, identificando il paziente: un 36enne romano incensurato. Si trattava appunto di quel «Marco» citato da vari testimoni che aveva ceduto ai quattro arrestati per l'accusa di omicidio e violenza sessuale, la sostanza con cui Desierèe è stata drogata fino a procurargli la morte.
«Lui portava le medicine e gli psicofarmaci lì dentro - hanno raccontato agli inquirenti i testimoni -.
In quel palazzo si poteva trovare qualsiasi tipo di sostanza». La Procura, intanto, ha chiesto la convalida del fermo di Mancini e l'emissione di una ordinanza di custodia cautelare. L'atto istruttorio si svolgerà nei prossimi giorni davanti al gip. Intanto il tribunale del Riesame si è riservato di decidere in merito alla istanza di scarcerazione avanzata dai difensori di Chima Alinno, il 47 enne nigeriano accusato dell'omicidio. Il tribunale della Libertà si riserverà anche per la posizione di Brian Minthe, 43 anni senegalese, la cui udienza è fissata per oggi mentre per l'altro senegalese arrestato a Roma, Mamadou Gara, 27 anni, il tribunale del Riesame ha fissato udienza per il 14 novembre.
Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Novembre 2018, 08:36
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