Anche dopo il primo maggio negli uffici pubblici resta raccomandato indossare la mascherina Ffp2. Specie in situazioni a rischio. A suggerirlo, con una dettagliata circolare inviata ieri agli uffici della pa, è il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. «Si tratta di una precisazione - spiegano fonti vicine al dossier - sulla scorta del provvedimento firmato giovedì dal ministro Speranza». Il riferimento è alla cosiddetta ordinanza ponte che, frutto di un emendamento varato in Commissione Affari Sociali, sostanzialmente mantiene l’obbligo di mascherina fino al 15 giugno soltanto sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza e locali, nei luoghi dello spettacolo al chiuso e nei palazzetti dello sport. Un testo in cui non si fa alcun accenno ai luoghi di lavoro e, quindi, sottintenderebbe che per questi ogni obbligo è da considerarsi abolito.
Tuttavia, come hanno specificato più volte gli esperti, serve ancora buon senso. Così, sia negli uffici pubblici che nelle imprese, sono considerati validi ma non vincolanti i protocolli definiti ormai diversi mesi fa. Linee guida però da aggiornare. E quindi ecco la circolare che prima specifica come non esista alcuna obbligatorietà per il personale e poi raccomanda l’uso della Ffp2 a chiunque «si trovi a contatto con il pubblico (e dunque allo sportello) se sprovvisto di altre idonee barriere protettive», al personale «che svolga la prestazione in stanze in comune con uno o più lavoratori», «nel corso di riunioni in presenza» o «delle file per l’accesso alla mensa o altri luoghi comuni», «negli ascensori» e «in ogni caso in cui, anche occasionalmente, si verifichi la compresenza di più soggetti nel medesimo ambiente». Infine l’uso della protezione delle vie aeree è comunque raccomandato per coloro che condividono l’ufficio con colleghi “fragili”.
Cosa cambia negli uffici
Una serie di raccomandazioni che presto saranno con ogni probabilità estese anche al settore privato.
Per i clienti di negozi o supermercati infatti, non è previsto che si possa chiedere di indossare obbligatoriamente la mascherina. Proprio ciò che avviene non solo in ospedali, rsa e mezzi di trasporto, ma anche in cinema e teatri. Una decisione quest’ultima contestata dai gestori: «Sentir definire le sale cinematografiche “luoghi maggiormente a rischio” e pertanto destinatari di protocolli sanitari rigidi (Ffp2) e di contro eliminare l’uso di mascherine in quasi tutte le attività anche al chiuso appare una scelta poco equilibrata e penalizzante» spiega l’Unione Editori e Distributori Cinematografici Anica.
Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Aprile 2022, 00:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA