Migranti, la Polonia alza le barricate in Ue. Meloni prova la mediazione per sventare il cortocircuito sovranista

Al Consiglio europeo in corso a Bruxelles, Varsavia e Budapest bloccano le conclusioni contestando la riforma dei ricollocamenti. Il premier prova a conciliare le posizioni dopo una riunione fiume di 7 ore finita con un nulla di fatto

Migranti, la Polonia alza le barricate in Ue. Meloni prova la mediazione per sventare il cortocircuito sovranista

di Francesco Malfetano

Stavolta a Bruxelles sulle barricate non c’è Giorgia Meloni. Al suo posto, a contestare la riforma del patto per i ricollocamenti dei migranti già approvata dal Consiglio Affari Interni della Ue l’8 giugno scorso, sono Polonia e Ungheria. Vale a dire, specie nel caso di Varsavia, Paesi considerati particolarmente vicini alla premier. Tant’è che dopo un confronto di circa 7 ore durato fino a notte fonda in cui Viktor Orbàn e Mateusz Morawiecki hanno tenuto in stallo le conclusioni del Consiglio Europeo, questa mattina è stata proprio Meloni a prendersi l’onere di tentare una mediazione. L’obiettivo è sciogliere le resistenze di due leader che ritengono di aver fatto più di altri - senza un gran sostegno europeo - nell’accoglienza dei profughi ucraini, salvo poi ritrovarsi obbligati dall’intesa siglata in Lussemburgo ad accettare (pena il pagamento di una penale) anche i migranti che arrivano nei Paesi di primo approdo come l’Italia, la Grecia o la Spagna. Un caso specifico che Meloni, appena confermata leader dei Conservatori europei di cui è parte anche Morawiecki e in partenza - il 5 luglio - per una visita a Varsavia, non considera un tradimento da parte dell’alleato polacco.

Gli interessi nazionali, ragiona chi è vicino alla premier, non possono sempre combaciare ma vanno rispettati. Ed è con queste prerogative che quindi la leader italiana sta provando a convincere il fronte di Visegrad, facendo notare che le conclusioni del vertice “sbloccano” di fatto la partita per l’erogazione di nuovi sostegni a chi accoglie i profughi in fuga dalla guerra scatenata dai russi in Ucraina.

Una missione non proprio semplice che mostra però la necessità meloniana di tenere insieme gli storici alleati dell’Est e il gruppo dei grandi d’Europa che ambisce a guidare dopo le prossime elezioni di giugno 2024. Che la si legga come una prova di maturità o come un cortocircuito nella famiglia sovranista, la certezza è solo che l’attivismo italiano è evidente. Per capire se la mediazione è riuscita però serve ancora qualche ora e un’ulteriore passaggio in un Consiglio che dovrà concludersi entro la mattina, prima della partenza di Emmanuel Macron verso una Parigi messa a ferro e fuoco dai manifestanti.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 30 Giugno 2023, 14:39
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