Giuseppe Conte, dal governo alle regionali: scontro con M5S. «È uscito pazzo ‘o padrone»

Dal governo alle regionali, M5S contro Conte. «È uscito pazzo ‘o padrone»

di Mario Ajello
Giuseppe Conte vuole fare il politico, vuole tracciare la linea del movimento 5 stelle? Sì, questo ha fatto il premier dicendo con forza, senza avvertire Luigi Di Maio, infischiandosene di Vito Crimi, dando lezioni di strategia elettorale e assumendosi la paternità, la titolarità, la rappresentatività massima e personalissima dell’incontro tra M5S e Pd, che nelle Marche e in Puglia dem e grillini devono andare insieme. Perché se si vince alle elezioni regionali in quelle due Regioni, il governo si stabilizza e chi lo smuove più. Ma proprio perché Conte vuole fare il leader, rubando il ruolo a Di Maio e agli altri, tutti i grillini hanno innescato l’effetto boomerang ai suoi danni.

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Ovvero: ha straparlato Giuseppe, si sente il Dio che non è, si atteggia a Napoleone e dunque il patto rosso-giallo che lui vuole non glielo daremo proprio. Crimi:
«No a forzature». Ovvero, Conte pensi a governare e non alle alleanze locali. Gli amici di Di Maio: «Un’intromissione cosi, in cose di partito al quale Conte non è neppure iscritto, e senza prepararla e senza concordarla, diventa un suicidio». E infatti, i due candidati presidenti del M5s, la pugliese Laricchia e il marchigiano Mercorelli, si sono precipitati a replicare a brutto muso a quello che pure dovrebbe essere il loro presidente del Consiglio. E anche Toninelli e gli altri sono sulla linea: Conte pensi a governare e non s’impicci delle nostre cose da movimento e delle nostre alleanze.
Ma lui le alleanze con il Pd le vuole, e loro anche perché le vuole lui non gliele vogliono dare. Grillo è con Conte, ma tutti gli altri no.

 
 

E dicono dell’ex Avvocato del popolo: «Ormai ubbidisce a Franceschini». Di sicuro il Nazareno, al netto delle Oreste di distanza tattiche di Nicola Zingaretti che mai porteranno a vera divaricazione o rottura, ha adottato a Giuseppe. E nel mondo politico romano lo sanno tutti. A cominciare dai grillini. «La verità è che tra Conte e Di Maio ora c’è la gara a chi è più filo-Pd», sbotta un ministro grillino. «E siccome Luigi giorni fa si è intestato l’apertura sull’alleanza rossogialla, Giuseppe ha rilanciato». Come che sia, è stato un mezzo disastro. Perché tutto il M5s pugliese s’è schierato a difesa della sua candidata. «Ma non crederà mica di usarci come sue pedine», sbotta l’ex ministra Lezzi nei conciliaboli tra pugliesi. «Conte non ha capito con chi ha a che fare», insiste la senatrice tarantina, a cui vengono attribuite parole non riferibili all’indirizzo del premier. Quelle che ripetono un po’ tutti nel movimento, dove dell’ex amico Giuseppe che hanno inventato loro dal nulla - e il quale vorrebbe farli scendere anche dalla barricata del No Mes, e magari ci riuscirà - il premier “di servizio” che vuole farsi leader politici viene bollato con questa immagine vernacolare: «È uscito pazzo ‘o padrone”.
Ultimo aggiornamento: Martedì 1 Settembre 2020, 09:46
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