Conte accusa trame contro il governo. Ma il braccio di ferro è con il Mef di Gualtieri
di Marco Conti
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La riunione con i capi delegazione di ieri notte ha costretto Conte a rivedere il calendario delle audizioni a Villa Pamphili. Si comincerà venerdì pomeriggio e all’appuntamento il governo si dovrebbe presentare con linee guida condivise da tutta la maggioranza attraverso le quali capire quali iniziative l’esecutivo intende avviare per rilanciare la crescita.
Linee che di fatto saranno contenute nel Piano Nazionale di Riforme (Pnr) che il Mef deve presentare a fine mese a Bruxelles.
Il corto circuito sta tutto in questa duale conduzione delle linee di riforma e di politica economica che mette in contrapposizione Palazzo Chigi e i suoi tecnici, con il ministero dell’Economia e le sue strutture che custodiscono gli impegni che il Paese ha con Bruxelles. La polemica non è nuova, ma non meno pericolosa. Basta andare indietro e ricordare gli scontri tra l’allora premier Berlusconi e l’allora ministro Tremonti. Anche Renzi e Padoan ebbero motivi di scontro. L’unico che di recente ha risolto alla radice il problema ancor prima di giurare al Quirinale, è stato Mario Monti, che andò a palazzo Chigi tenendo la delega dell’Economia.
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A differenza però del 2011, l’Europa ora si è mossa e ha messo in campo decine di miliardi in grado di aumentare le tensioni su chi ne ha il merito è, soprattutto, chi e come li gestisce.
Ultimo aggiornamento: Martedì 9 Giugno 2020, 17:24
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