Salvini in crisi nei sondaggi: le 5 spine di Matteo dal nodo Regionali a Zaia
di Mario Ajello
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In questa prima spina, quella delle regionali, a far male a Salvini sono i sondaggi. Paiono sostenere la posizione della Meloni, che nelle Marche vede il "ribaltone" (Francesco Acquaroli è a 45 punti di gradimento contro i 40 del candidato del centrosinistra Ceriscioli) mentre in Puglia sogna il doppio colpaccio: vittoria con Raffaele Fitto e FdI primo partito. Due successi probabili insomma dell’alleata e rivale che il capo leghista vuole evitare in tutti i modi ma non sta trovando il modo per farlo (farsi dare gran parte delle candidature a sindaco nelle 18 città importanti che il 30 settembre andranno al voto insieme alle Regionali?) anche perché Meloni e Tajani fanno fronte comune su questo.
La seconda spina di Matteo sta nei consensi generali alla Lega, che non vanno bene. E tolgono il sonno al leader. Nel giro di tre mesi, secondo Ipsos, la Lega è passata dal 32 al 24,3%. Quasi 8 punti lasciati sul terreno, che diventano più di 10 se pensiamo alle Europee del 28 maggio 2019, quando il Carroccio raggiunse il suo massimo storico, col 34,3%, oltre 9 milioni di voti. Sondaggi che continuano a scendere in maniera inversamente proporzionale a quelli di Fratelli d’Italia, data al 16,2%, più 4 punti rispetto a febbraio, tutti tolti al Carroccio.
La terza spina ai chiama Zaia. Nessuno scontro tra Salvini e il governatore leghista del Veneto, ma due stili diversi, due leghe diverse. E la popolarità di Zaia, che stravincerà le regionali ma come trionfo personale e non di Salvini, lo ha ormai proiettato in una visibilità nazionale da leader quasi equivalente a Salvini. Il cosiddetto Capitano ha bisogno quindi di tornare al centro della scena e di riprendere la sua narrazione. Oltretutto Salvini si è fatto paladino in questi mesi del modello Lombardia, affiancando il governatore Fontana in tutti i modi, ma quel modello ha fatto cilecca. La Lombardia poteva essere il trampolino di lancio verso la conquista di Milano e invece si sta rivelando una Caporetto, come dimostra pure l’ultima tegola caduta sulla testa del presidente Fontana, con il conflitto d’interessi sulla commessa per i camici. “Se perdiamo consensi è anche per lo sciacallaggio mediatico sulla regione”, dicono dallo staff del leader leghista.
Il quarto tormento di Matteo è Berlusconi. Anche in questo caso il capo leghista non ha l’intenzione né per ora la forza di scatenare uno scontro aperto. Ma tra i suoi non si fa che dire: “Forza Italia è più filo-Conte di quanto lo sia il Pd”. E infatti sul Mes il Cavaliere ha già detto che voterà a favore del governo. Per non dire della nuova pome luca che sta crescendo: riguardo alla piazza del Centrodestra del 4 luglio. Per Salvini sarà l’occasione sella spallata al governo. Per i berlusconiani sarà il rischio - come per quella del 2 giugno - di un nuovo focolaio di contagio. Meglio evitarla dicono a Forza Italia. E Berlusconi dalla Provenza fa sapere: “Più che le manifestazioni servono le soluzioni” (alla crisi economica e sociale).
Dunque le spine si Matteo sono quattro e non basterà il nuovo giro d’Italia del capo leghista, il bagno di folla da Sud a Nord con cui spera di rigenerarsi (addirittura potrebbe far tappa anche a Milano Marittima nel suo adorato ma sfortunato Papeete si proprietà di Massimo Casanova, suo amico e europarlamentare del Carroccio) per ritrovate la forma perduta e il magic moment che ha lungo gli ha sorriso. Ma Salvini è comunque un leader esperto e anche duttile quando gli serve esserlo. E così, in modo per togliersi almeno alcune delle spine e per non farsi debilitare dai tormenti lo troverà. Ma quale?
Ultimo aggiornamento: Martedì 9 Giugno 2020, 18:05
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