Lo sballo a Roma, pusher di 70 anni e clienti minorenni

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di Marco Pasqua
L’operazione “movida pulita” scatta mentre gli spacciatori, i “camminatori”, quelli che macinano ogni sera chilometri alla ricerca di potenziali clienti, hanno già iniziato ad infestare le strade di San Lorenzo. Quartiere universitario, cuore metropolitano della movida alcolica e tossica, dove i cocktail venduti dai locali anche in violazione dell’ordinanza del Comune, si sommano all’hashish e alla cocaina offerte in questo supermarket dell’illegalità a cielo aperto.

La Siena Monza 22 (sigla di uno dei mezzi impiegati dai Falchi, ovvero dagli uomini della Sesta sezione della Squadra mobile, quella di contrasto al crimine diffuso) lascia il cortile della Questura, in via di San Vitale, mentre un altro equipaggio è già mimetizzato tra i cacciatori di “erba”, in piazza dell’Immacolata. 
 

LA SQUADRA
I Falchi, che a Roma sono guidati da Andrea Proietti, giovane dirigente proveniente dal Reparto Volanti, sono speciali anche per il look, molto “street-criminal”: impossibile riconoscerli in un gruppo di spacciatori/clienti. Braccia tatuate, teschi d’oro al collo, cappellini da baseball, jeans strappati: sono tra i pochi corpi ad essere dispensati, quasi sempre, dall’indossare la divisa.

E il motivo è scontato: devono convincere un pusher a cedere loro quella droga, che lo farà finire diretto in carcere. In via dei Marsi, attaccato al muro, c’è ancora un cartello affisso dai residenti: «Vogliamo un quartiere pulito, senza chiasso, insicurezza, schifo notturno e degrado». La movida molesta, quella delle notti insonni, è difficile da estirpare, nonostante le misure straordinarie messe in campo da Prefettura e Comune. Le forze dell’ordine, da tempo, hanno messo sotto controllo ogni vicolo di San Lorenzo, tanto che i “camminatori” hanno vita sempre più difficile. 

I più sono guardinghi, si avvicinano provocatoriamente a chi pensano possa essere un agente in borghese: «Hai da accendere?». Ma i Falchi sanno anche che la loro prima virtù è la pazienza. Seduti ai bar ad osservare gli spacciatori, hanno sangue freddo da vendere, mentre aspettano il momento giusto per intervenire. Alcune operazioni possono durare anche giorni e notti, con appostamenti sui tetti dei palazzi, tra le auto o negli scantinati.

Gli spacciatori non si muovono mai soli: il camminatore è quello che prende contatto con il cliente – qui a San Lorenzo quasi sempre under 30, anche minorenni -, prende il suo “ordine”, e poi si fa consegnare la merce da un altro pusher. In alcuni casi c’è addirittura un terzo, il cassiere. In linea di massima, gli agenti hanno imparato che chi trasporta con sé la droga – quasi mai sopra i 10/15 grammi - non ha i soldi. Un modo per depistare le forze dell’ordine, quando vengono perquisiti. Ma non è con i pusher che i Falchi vanno a dama: sono i clienti, spesso, a portarli diretti alle centrali della droga. E non solo qui, ma anche nei quartieri dove lo spaccio è la prima fonte di reddito per tanti criminali: San Basilio, Tor Bella Monaca, la Tiburtina. Questa sera è la telefonata nervosa di un ragazzo, davanti ad un cancello, a far insospettire due agenti in borghese. «Documenti, per favore», dice l’agente tatuato. Con la perquisizione, ecco spuntare fuori qualche grammo di coca. «Dove l’hai presa?», chiede il poliziotto. La risposta non si fa attendere: «In via dei Volsci», con tanto di civico. «Lì mi rifornisco da un anno: c’è un anziano che abita al piano interrato». 
 
L’IRRUZIONE
Gli agenti decidono di convergere, con discrezione, sul bersaglio. Inizia l’appostamento in uno scantinato confinante con la porta blindata di accesso alla casa. «Se suonassimo o se buttassimo giù la porta, gli spacciatori avrebbero tempo di buttare via la droga», spiegano. I pusher quasi sempre, hanno preso in affitto (in nero) un appartamento, in modo da non lasciare traccia. Solo dopo due ore di attesa, la porta si apre, nel cuore della notte: è allora che quattro agenti dei Falchi piombano nella casa e si accertano che nessuno getti via la sostanza stupefacente.

Il pusher indicato dal giovane acquirente pizzicato dalla polizia, ha 71 anni, la schiena completamente tatuata. Gli agenti trovano subito un bilancino, dei ritagli sulle buste tipici del confezionamento delle dosi e la mannite, una sostanza usata per tagliare la cocaina. Gli altri due uomini trovati nella casa, hanno 80 e 74 anni. «Ma questa la usiamo per noi», si giustifica l’inquilino. Gli agenti non gli credono e, in tasca, gli trovano i soldi proventi dello spaccio.

«Sono un pensionato, ex dipendente della Camera dei deputati», spiega l’anziano spacciatore. «Oltre a chi spaccia perché ha un profilo criminale – spiega Proietti – ci imbattiamo, sempre più spesso, in persone che hanno un lavoro normale o in pensionati che hanno deciso di crearsi una piccola rete». Mentre gli agenti perquisiscono la casa del pusher 70enne, altri pedinano i nordafricani che presidiano le vie principali del quartiere: algerini, marocchini, tunisini, spacciano due, tre canne a cliente. E se finiscono nella rete della polizia, vengono sostituiti in meno di 24 ore. «Sono pesci piccoli, noi puntiamo a chi li comanda», spiegano i Falchi, mentre tornano in Questura pronti per pianificare il prossimo blitz nei supermarket della droga.
Ultimo aggiornamento: Sabato 27 Ottobre 2018, 11:51
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