PADOVA - Un batuffolo di cotone masticato per un minuto potrebbe aiutare a rilevare più facilmente l'infezione da Sars-Cov-2. A dimostrarlo è uno studio dei ricercatori dell'Azienda ospedaliera di Padova, coordinato dal professor Mario Plebani, direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina di Laboratorio. «I test salivari si sono dimostrati un'efficace misura di sorveglianza e contenimento in contesti comunitari afferma il professor Plebani . Il test della saliva potrebbe essere introdotto a livello sperimentale nei plessi scolastici, nelle carceri, nelle aziende private, nei grandi uffici e in generale nelle strutture residenziali. Lo studio ha dimostrato come la saliva auto-raccolta permetta di superare il collo di bottiglia legato alla raccolta di campione nasofaringeo, procedura più invasiva e indaginosa, mantenendo l'accuratezza diagnostica. Potrebbero sostituire efficacemente i test che ora vengono effettuati nei punti tampone e nei cosiddetti drive-in».
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I risultati dello studio padovano sono stati pubblicati dalla «International Federation of Clinical Chemistry and Laboratory Medicine», organizzazione mondiale che promuove l'eccellenza nella medicina di laboratorio per una migliore assistenza sanitaria a livello internazionale. A partire dall'8 ottobre al 24 dicembre scorso, 5.579 dipendenti dell'ateneo patavino hanno aderito volontariamente al programma di screening, consegnando 19.850 campioni salivari. Solo una piccola percentuale di dipendenti ha abbandonato il programma dopo la prima raccolta della saliva. I restanti 5.350 hanno ripetuto il test da un minimo di tre a un massimo di cinque volte nel periodo di 11 settimane. La saliva è stata auto-raccolta tramite il dispositivo tedesco Salivette: il batuffolo di cotone deve essere masticato al risveglio per almeno un minuto.
All'interno degli edifici universitari sono stati identificati otto punti di raccolta dotati di scatole per la consegna dei campioni.
L'incidenza complessiva tra i dipendenti universitari è risultata significativamente inferiore a quella dei dipendenti non sottoposti a sorveglianza (1,8% in confronto a 6,1%) e ancora minore a quella della popolazione complessiva. «Il programma si è rivelato uno strumento affidabile conclude Plebani - per la diagnosi in soggetti asintomatici, che, assieme all'immediato tracciamento e contenimento dei contatti, ha evitato un'ulteriore diffusione di virus nella comunità, creando così un'isola protetta».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Febbraio 2021, 10:44
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