Terrorismo, il prefetto Gabrielli: "Roma è un obiettivo, la minaccia è incombente"
di Mauro Evangelisti
Dai giorni successivi all'attacco di Parigi del novembre scorso, a Roma la presenza di forze dell'ordine e militari è visibile. Gabrielli preferisce non sbilanciarsi sui numeri: «Non è realistico mettere un poliziotto o un carabiniere in ogni angolo di strada e per certi aspetti non è neanche funzionale a garantire la sicurezza. Questo tipo di terrorismo lo si combatte con la prevenzione perché quando i terroristi scendono in campo possiamo soltanto limitare i danni. La presenza delle forze dell'ordine e il controllo sul territorio sono importanti però sono una condizione necessaria ma non sufficiente»,
Sul rapporto con la comunità islamica, presente in alcuni quartieri della Capitale, il prefetto invita alla prudenza, ma chiede anche ai musulmani che vivono a Roma di essere chiari e coraggiosi nella condanna al terrorismo: «La comunità islamica, con la quale abbiamo continui rapporti, è doppiamente vittima di questo terrorismo islamista, perché anche i musulmani possono essere colpiti e perché in qualche modo, senza fare tanti giri di parole, il legame con la religione esiste. Chi professa una religione non deve avere niente a che fare con il terrorismo, non è il tempo di dire "né con lo Stato né con i terroristì", è invece il momento di compiere scelte chiare nell'interesse dell'umanità, perché non si possono fare distinguo di fronte a questa barbarie».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Marzo 2016, 09:28
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