Roma, proteste dei lavoratori dell'Opera
contro i tagli: a rischio La Bohème a Caracalla


di Valeria Arnaldi
Buio in platea. E, soprattutto, sul palco. Potrebbe non andare in scena oggi “La Bohme” prevista proprio da stasera sul palco delle Terme di Caracalla, sede estiva del cartellone del Teatro dell'Opera. I sindacati Sic Cgil e Fials Cisal, infatti, hanno indetto uno sciopero per protestare contro i tagli degli organici e delle risorse.





La manifestazione prenderà il via alle 13 con un presidio presso il Ministero dei Beni Culturali. Sotto i riflettori – questi sì ben accesi – della protesta «i tagli degli stipendi con la odiosa trattenuta fino al 50% degli emolumenti e la decadenza dei contratti integrativi». A essere denunciata, nella nota indirizzata al ministro delle attività culturali, al Sindaco, al presidente della Regione Lazio e, ovviamente, al sovrintendente dell'Opera di Roma, è pure la «gestione di stampo commissariale, padronale e vessatoria con atti unilaterali fortemente discriminatori fra i dipendenti che denotano l'adozione di due pesi e due misure, senza alcun taglio agli sprechi ma al contrario con la facilitazione alle diseconomie e alla cattiva gestione».



Sindacati in aperta – e articolata – polemica dunque. E Teatro dell'Opera, invece, a polemica dichiaratamente chiusa: «L'8 luglio 2014 è stato firmato l'accordo, previsto dalla legge 112, con le sigle sindacali Cisl e Uil, che rappresentano il 66 per cento, in pratica i due terzi, degli iscritti ai sindacati, quindi la maggioranza dei lavoratori del Teatro dell'Opera». Cgil e Fials, come specifica lo stesso Teatro, non hanno firmato ma la legge 112 «prevede che l'accordo sia approvato dalle sigle sindacali maggiormente rappresentative». Insomma, l'accordo ormai c'è e non si cambia. Per ora.



Il problema si porrà nuovamente in tutta la sua essenza e, stavolta, anche apparenza proprio oggi, quando il Teatro si troverà a dover fare i conti con la minaccia di restare “fermo”. I lavoratori non hanno intenzione di cedere e attendono segnali positivi e chiari. «Il piano aziendale di risanamento – dicono – è vuoto». Per questo chiedono «il ripristino immediato del tavolo negoziale illegittimamente esautorato» e un incontro urgente con Ministero, Regione e Comune. Sarà la risposta, positiva o meno, a decidere la sorte della “prima”.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Luglio 2014, 09:14
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