Mafia e appalti, terremoto a Roma: retata bipartisan tra esponenti Pdl-Pd -Foto/Video

Mafia e appalti, terremoto a Roma: retata bipartisan Pdl-Pd

di Silvio Gentile
​ROMA - E’ un terremoto politico-giudiziario destinato a riscrivere gli ultimi anni di vita istituzionale della Capitale.

Un'inchiesta, definita «solida» dal ministro Alfano, che, come una bomba, si abbatte su Roma. Trentasette arresti e un centinaio di indagati: l’ipotesi di associazione a delinquere di stampo mafioso ha portato in cella l'ex Nar Massimo Carminati e sotto accusa l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno («sono estraneo a fatti e lo dimostrerò, ne uscirò a testa alta»).









Gli inquirenti l'hanno ribattezzata «Mondo di mezzo», perché è così che lo stesso Carminati definisce l'area di confine tra i due diversi «mondi», quello legale e quello illegale, in grado di garantire le relazioni funzionali al conseguimento degli interessi dell'organizzazione, dalla giunta Alemanno a quella Marino.



In questo «sottomondo» di malaffare, fatto anche di collegamenti tra ambienti di estrema destra e politica, il ruolo primario è di Carminati, uomo della Banda della Magliana. Un passato che non passa. Grazie all'uso costante della minaccia e della violenza e al controllo degli appalti pubblici, il ”re” di Roma gestiva una holding del malaffare versatile: dagli appalti all'estorsione, dall'usura al recupero crediti. Aveva contatti con manager, politici e col crimine di ogni specie: da Michele Senese, boss in odore di camorra, alla «batteria» di Ponte Milvio che controlla i locali della movida romana, dalla potente famiglia nomade romana dei Casamonica alla spiccia criminalità di strada.



LA RICOSTRUZIONE

L'organizzazione, secondo il gip Flavia Costantini, ha potuto contare su figure apicali dell'amministrazione capitolina dal 2008 al 2013. Su richiesta dei pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, coordinati dall’aggiunto Michele Prestipino, in manette sono finiti, oltre a Carminati, il suo braccio destro Salvatore Buzzi, l’ex consigliere Enav Fabrizio Franco Testa, l’ex ad di Eur spa Riccardo Mancini, l’ex ad di Ama Franco Panzironi , il suo successore Giovanni Fiscon. L’operazione del Ros dei carabinieri e della Guardia di Finanza ha svelato come la ”Mafia capitale” controllasse i settori produttivi della Capitale, compreso il business dell'accoglienza degli immigrati e quello dei campi nomadi.



GLI ILLECITI

Tra gli arrestati c'è anche Luca Odevaine, già capo di gabinetto nel 2006 dell'allora sindaco di Valter Veltroni, che nella sua qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento nazionale sull'accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, ha orientato, in cambio di uno «stipendio» mensile di 5 mila euro garantito dal clan, le scelte del tavolo per l'assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite da uomini dell'organizzazione. Sul registro degli indagati anche i nomi dell'assessore alla Casa Daniele Ozzimo e quello del presidente dell'assemblea capitolina, Mirko Coratti, entrambi del Pd, che si sono già dimessi dichiarandosi «estranei». Sotto accusa è finito pure il responsabile della Direzione Trasparenza del Campidoglio, Italo Walter Politano, che domani sarà rimosso dal suo incarico. Un business a sei zeri e nomi che tornano, come quello di Gennaro Mokbel, già condannato a 15 anni per la maxitruffa Telecom Sparkle e Fastweb o come il manager Fabrizio Franco Testa che curava, dall'interno delle strutture politico-amministrative, gli interessi dell'organizzazione. Le indagini, ancora in corso, potrebbero riservare nuove sorprese.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Dicembre 2014, 12:19