Raid anti-bengalesi, 13 indagati: "Vicini
a Forza Nuova, molti sono minorenni"
di Davide Manlio Ruffolo
Nei loro confronti, gli inquirenti contestano, a seconda delle posizioni, il reato di associazione a delinquere finalizzata all'incitamento, alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, a cui si aggiungono i reati di minacce, lesioni e detenzione di armi da sparo. Le perquisizioni, una delle quali proprio alla sede di Forza Nuova di via Lidia, sono state effettuate oltre che a Roma, anche a Chieti e Ferrara.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i quattro principali indagati «promuovevano e dirigevano, nell'ambito delle iniziative della sezione di Forza Nuova di via Lidia, un gruppo avente lo scopo di incitare alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali e religiosi». Per farlo, scrivono gli investigatori, utilizzavano profili Facebook fra cui quello sottoscritto con lo pseudonimo “Barzum” dove venivano veicolate sia «tesi negazioniste dell'olocausto» sia «idee fondate sulla superiorità della razza bianca». Proprio sui social network, il gruppo avvicinava numerosi minorenni che venivano «reclutati come picchiatori dei Bangla tour». Pestaggi definiti dai protagonisti «terapeutici», un modo per «scaricare i nervi e la tensione».
Ma il gruppo, come emerge dal carteggio dell'inchiesta, si faceva anche carico di punire «i responsabili di condotte non conformi alle regole del gruppo», come quando, nel mese di ottobre del 2014, per regolare i conti con l'autore di una presunta violenza sessuale, lo bendavano e lo minacciavano con un'arma da sparo.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Gennaio 2016, 08:32
© RIPRODUZIONE RISERVATA