Ciro Esposito, tre donne inchiodano De Santis:
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Ciro Esposito, tre donne inchiodano De Santis: "Prendemmo cocaina con lui"

di Mario Fabbroni
Cocaina prima della tragica finale di Coppa Italia del 3 maggio 2014. Tre donne testimoniano contro l'ultrà romanista Daniele De Santis, accusato di omicidio per aver sparato a Ciro Esposito, deceduto 53 giorni dopo il suo ferimento. «Abbiamo bevuto e consumato la cocaina che De Santis aveva con sé», ha raccontato ai giudici della Corte d'Assise di Roma una delle due prostitute con le quali l'ultrà giallorosso ha trascorso la notte precedente ai fatti che hanno portato alla morte del giovane tifoso partenopeo.


La donna, una 40enne moldava, ha spiegato di essere stata contattata da un amica che, trovandosi già in compagnia dell'imputato da un giorno, l'ha invitata a raggiungerla «per lavoro». «Sono arrivata presso l'abitazione di Daniele, al centro sportivo. Erano circa le due di notte - ha spiegato la testimone - quando mi sono svegliata: Daniele non c'era e la mia amica mi ha detto che era andato a comprare le sigarette e la pizza, perché aveva intenzione di fare anche la serata successiva. Aveva lasciato il telefono a casa ma non tornava. Poi dal cancello abbiamo visto tanti agenti ma non sapevamo cosa fosse successo».





La stessa donna, ha aggiunto di aver incontrato una comune conoscenza fuori dal cancello del centro sportivo. «Gli ho chiesto dove era Daniele, perché aveva un suo telefono, e mi ha risposto “è sparito, può darsi che è morto”. Poi mi ha detto di non uscire, di rimanere dentro, e mi ha lanciato uno zaino con dei vestiti. Abbiamo scavalcato un cancello e siamo usciti per un campo. Però siamo tornati indietro, perché c'era un elicottero e, dato che non avevamo fatto nulla, per non attirare sospetti, siamo usciti dall'ingresso principale».

Importanti anche le parole della criminologa Angela Tibullo, perché parlò con Esposito (in qualità di consulente della famiglia di Ciro) nei giorni in cui il giovane napoletano era ricoverato in gravissime condizioni. «Mi disse che aveva sentito delle urla provenire dal pullman e che, trovandosi dall'altra parte della carreggiata, aveva scavalcato il guard rail. E aggiunse: “Mi sono ritrovato di fronte questo omone e l'ho spinto per difendermi“ poi “non ho capito cosa è successo, solo che mi hanno sparato“».

Non solo. «La mattina del 25 maggio Esposito - ha proseguito la criminologa nel corso della sua testimonianza processuale - Ciro era tranquillo e parlava, anche se non benissimo e in dialetto napoletano. Ha descritto la persona come “chiattone, pelato e con dei guanti” alle mani».
Sulla stessa circostanza, la dottoressa Tibullo ha poi aggiunto: «Gli abbiamo mostrato una foto di De Santis e lui disse: “È questo il chiattone di merda che mi ha sparato“, e che in quel momento “c'erano gli amici che erano scesi con lui dalla macchina”».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Gennaio 2016, 09:04
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