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Renzi stoppa Berlusconi: "Prima le riforme, poi il Colle"

di Alessandra Severini
ROMA - Il Patto del Nazareno scricchiola davanti alle richieste del Cavaliere che vorrebbe prima votare il successore di Napolitano e poi dare il via libera alle riforme. Matteo Renzi non ci sta a farsi dare ordini dall'alleato e frena le velleità di Berlusconi: «Sì, Berlusconi sta al tavolo ma non dà più le carte», ha ricordato il premier un po' piccato. La strategia del leader Pd non si limita però ad una battuta velenosa. Renzi lascia intendere di guardare anche ai 5 stelle come partner delle riforme, o almeno ad una parte di loro, dopo l'esplosione del conflitto interno al Movimento di Grillo.





I dissidenti e i delusi dalla strategia grillina, si ragiona a Palazzo Chigi, potrebbero convergere sul pacchetto di riforme che intaserà i lavori parlamentari nel mese di dicembre: dalla manovra al jobs act, passando per la legge elettorale e le riforme costituzionali.













Non solo. C'è sempre l'arma delle elezioni anticipate che certo non spaventano Renzi ma preoccupano molto Forza Italia. Le urne in primavera sarebbero l'extrema ratio, ma se il cammino delle riforme dovesse impantanarsi, Renzi potrebbe prendere questa strada anche con una riforma elettorale a metà. In tal caso al voto si andrebbe con il Consultellum e non con l'Italicum. Berlusconi sospetta che Renzi corra proprio verso le urne e dice chiaramente di essere «in campagna elettorale». Di certo il premier non intende rimandarne l'approvazione al prossimo anno, dopo l'elezione del nuovo inquilino del Colle. «Sicuramente – ha spiegato - non si possono tirare i remi in barca sulle riforme solo perchè potrebbe accadere qualcosa su un altro fronte, quindi andiamo avanti». Il premier è convinto che Berlusconi alzi la voce soprattutto per motivi interni al suo partito e per rimarcare una leadership messa sempre più in discussione.













Intanto, nella giornata di ieri si sono svolte le primarie del centrosinistra in Puglia e in Veneto per la scelta del candidato governatore alle elezioni regionali di primavera.
In Puglia, l'ex magistrato Michele Emiliano, per 10 anni sindaco di Bari, si è imposto su Guglielmo Minervini, anche lui esponente del Pd, e su Dario Stefano, imprenditore salentino, esponente di Sel. In Veneto l'eurodeputata Pd Alessandra Moretti, ha staccato nettamente Simonetta Rubinato, deputata del Pd e Antonino Pipitone dell'Idv.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 1 Dicembre 2014, 09:32
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