Renzi sfida Landini e la minoranza Pd:
"Il Jobs Act va bene così, andiamo avanti"

Renzi sfida Landini e la minoranza Pd: ​"Il Jobs Act va bene così, andiamo avanti"

di Alessandra Severini
ROMA - Matteo Renzi non intende cambiare di una virgola il testo del jobs act. Lo ripete di continuo il premier e le sue parole vanno ad alimentare lo scontro con la Cgil e la Fiom.





Il leader dei metalmeccanici Maurizio Landini, infatti, assicura che il sindacato non si fermerà contro le politiche sociali ed economiche del governo: «Il governo può anche chiedere e ottenere la fiducia. Ma noi non abbiamo alcuna intenzione di fermarci». In attesa delle due giornate di sciopero indette dalla Fiom (il 14 per le fabbriche del Nord con manifestazione a Milano e il 21 per il Sud con una manifestazione a Napoli), oggi a Brescia gli operai metalmeccanici preparano la contestazione a Renzi, ospite d'onore all'assemblea annuale dell'Associazione industriali bresciani. «Sul lavoro il governo sbaglia tutto – dice Landini - Andando contro il lavoro non si va da nessuna parte».



Il premier però ha ribadito che la riforma del lavoro è blindata e avvertito anche la minoranza del suo partito. Chi vuole andare via lo «faccia pure, non mi interessa» ma «se mettono in pericolo la stabilità del governo o lo fanno cadere, le cose naturalmente cambiano». Un voto di fiducia sul jobs act anche alla Camera metterebbe in crisi il Pd. Per questo la minoranza continua a sperare, nonostante le parole del leader, in possibili correzioni: «E' assolutamente necessario correggere contraddizioni e limiti della legge di stabilità e migliorare la delega sul lavoro», dice il presidente della commissione Lavoro ed esponente della sinistra Pd, Cesare Damiano.



Tutti si augurano che la posizione di Renzi possa ammorbidirsi, ma intanto c'è chi minaccia di non votare il jobs act così com'è. Lo fanno per esempio il “ribelle” Civati e anche il lettiano Boccia. Ma sarà una settimana difficile anche sul fronte della legge di stabilità. I gruppi parlamentari preparano le proposte di modifica che si annunciano numerose: dalla riduzione della tassazione per il Tfr in busta paga all'estensione del bonus di 80 euro anche agli incapienti, passando per l'abbassamento della tassazione sui fondi pensione e l'aumento delle risorse per gli ammortizzatori sociali. Ma i tempi sono stretti e il governo non intende toccare i saldi, perciò il ricorso alla fiducia appare sempre più inevitabile.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 3 Novembre 2014, 11:47
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