Renzi: "Il posto fisso non esiste più. Siamo
in guerra con chi pensa che l'Italia non ce la fa"

Renzi: "Il posto fisso non esiste più. Siamo in guerra con chi pensa che l'Italia non ce la fa"

di Alessandra Severini
ROMA - Matteo Renzi rispolvera la contrapposizione fra vecchio e nuovo, fra chi corre e chi va lento, che ha contraddistinto tutte le sue sfide, per vincere gli avversari di oggi. Quella minoranza dem che continua a criticarlo e quel sindacato, la Cgil, che ha portato in piazza migliaia di persone contro il suo jobs act. Così, chiudendo i tre giorni della “sua” Leopolda, il premier attacca con parole di fuoco «i professionisti della gufata» e bolla la difesa dell'art.18 come una battaglia antica: «Nel 2014 aggrapparsi ad una norma del 1970, che la sinistra di allora non votò, è come pensare di prendere un iPhone e dire, “dove lo metto il gettone del telefono?”».







Sull'art.18 Renzi non ha intenzione di tornare indietro: «Non c'è più il posto fisso ma non perché l'abbiamo scelto noi, ma perché è cambiato il mondo. Il precariato non si combatte coi cortei. Un partito di sinistra crea le condizioni perché chi perde il posto di lavoro sia preso in cura dallo Stato». Una posizione ribadita anche dal ministro Poletti che avverte i detrattori della riforma del lavoro: «Il cuore del jobs act non si tocca».



La Cgil risponde alle accuse: «Il premier non ha argomenti per contrastare le nostre idee». Il segretario Camusso ironizza: «Noi sappiamo fare i selfie, mi pare sia lui ad avere un problema: non sa maneggiare la memoria per imparare rispetto al futuro». La manifestazione della Cgil e la kermesse renziana alla Leopolda hanno acuito anche lo scontro fra le diverse anime del Pd. Ai ribelli, Renzi dice che non teme la scissione: «Non ho paura che a sinistra si crei qualcosa di diverso. Non consentiremo a chi ha detto che la Leopolda è imbarazzante di riprendersi il Pd e portarlo di nuovo al 25%. Non consentiremo che il Pd sia trasformato nel partito dei reduci». Parole aggressive, non certo adatte a rasserenare il clima. Che infatti si infiamma. «Il premier - dice il bersaniano D'Attorre - si tolga dalla testa la scissione, resteremo nel Pd per restituirgli la sua vocazione di grande partito della sinistra». «Partito di reduci? - commenta Fassina – Spero che il Pd non diventi un partito di finanzieri».



Le resistenze al jobs act rimangono dunque molte e non è escluso che, per batterle, il governo scelga di mettere la fiducia a Montecitorio. Il premier del resto può far leva sull'appoggio del governo al completo e su quello del presidente Napolitano. Praticamente tutti i ministri Pd, anche quelli non di stretta osservanza renziana, hanno partecipato alla Leopolda. Gettonatissime per i “selfie ricordo” le ministre Boschi e Mogherini.











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Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Ottobre 2014, 09:27
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