Spese pazze in Lombardia, chiesti due anni per Renzo Bossi e Nicole Minetti
di Angela Calzoni
Il Trota e l’ex soubrette sono solo due dei 56 ex consigliere e ex assessori finiti sotto inchiesta per peculato e truffa ai danni dello Stato per aver addebitato ai loro gruppi in Regione spese che ben poco avevano a che vedere con i loro ruoli di politici locali. «L’attività istituzionale non si fa al ristorante ma nelle sedi istituzionali» ha ricordato il pm in aula. Banchetti, cene, vacanze sulla neve, per il magistrato, possono rientrare nell’attività politica e nelle «esigenze di partito», ma poco hanno a che vedere con l’attività istituzionale dei consiglieri lombardi, che oltre a percepire 8500 euro al mese, in busta paga percepivano 6000 euro di rimborsi “onnicomprensivi”. Le richieste più alte riguardano Stefano Galli (6 anni) e l’ex presidente del Consiglio regionale Davide Boni (4 anni). Chiesta invece l’assoluzione per l’ex assessore Massimo Ponzoni.
Spulciando tra fatture e scontrini per oltre 20mila euro presentati da Nicole Minetti, compare il libro “Mignottocrazia” di Corrado Guzzanti, oltre a cene, soprattutto in ristoranti di sushi, e consumazioni in locali alla moda. Il Trota invece aveva comprato, tra le altre cose, un iPad e un apparecchio per segnalare la presenza di autovelox, oltre a pranzi e cene, caramelle, spazzolini, patatine, focacce per un totale di oltre 15mila euro. Il pm ha chiesto la concessione delle attenuanti generiche per entrambi e l’interdizione temporanea dai pubblici uffici per «avere commesso il fatto con abuso della pubblica funzione».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Marzo 2017, 09:11
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