Milano, ecco le tre aree dove sorgeranno
le moschee: Marignano, Sant’Elia e Esterle
di Simona Romanò
Venerdì approda in giunta la delibera sui criteri di costruzione: la certezza è che il Comune non sborserà un euro. Sarà aperto un bando e le comunità iscritte all’Albo delle religioni depositeranno i progetti: 31 soggetti nell’elenco, fra cui le 25 realtà del Caim (coordinamento associazioni islamiche milanesi), e 29 in lizza. Entro l’anno l’assegnazione degli spazi. Soddisfatta il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris: «Significa creare le condizioni di legalità che sono alla base per il rispetto dei diritti di tutti». Gli fa eco il collega al Welfare, Pierfrancesco Majorino: «Mai più preghiere sui marciapiedi». È evidente il riferimento al centro islamico irregolare di viale Jenner, che parteciperà alla gara.
A mirare allo spazio dell’ex Palasharp - dove ora c’è una tensostruttura per la preghiera del venerdì - sono proprio gli islamici: il Caim di Davide Piccardo pensa ad un edificio con cupola, minareto, spazi per i riti, ma anche pubblici, come un hammam e un ristorante. Non è da meno l’imam della piccola moschea di Segrate, Ali Abu Shwaima, che parla di «una struttura eventualmente di più piani». Non mancherà, poi, la richiesta della chiesa evangelica.
Non ci sta l’intero centrodestra, che solleva l’allarme terrorismo islamico. E scatta la mobilitazione: nel weekend banchetti nei quartieri per raccogliere le firme necessarie al referendum cittadino. «Per la Lega non c’è spazio per alcuna moschea. Chi le finanzia? Cosa si predica? In che lingua?» sbotta il segretario Matteo Salvini. A manifestare, sabato alle 15 in piazza Duca d’Aosta, anche FdI con Riccardo De Corato: «Contrasteremo con ogni mezzo lecito questa decisione».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Ottobre 2014, 10:13
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