Lo scandalo dei "macchinisti-lumaca":
pagati di più se i treni fanno ritardo
di Simona Romanò
Chi sta più ore alla guida, guadagna di più: dopo tre ore di “condotta” - secondo l’articolo 54 del contratto aziendale - 15 euro in più, 25 dopo 4 e 40 dopo 7 ore, quando lo stesso contratto impedisce, di fatto, di farne più di 5 e mezza per ragioni di sicurezza. Ma il treno in corsa non può essere fermato per il cambio dell’autista. E così è scoppiato il caso - ancora da verificare - dei ferrotranvieri furbetti, sollevato da una denuncia in forma anonima di tre colleghi.
Trenord (nata dal matrimonio tra Ferrovie nord Milano e Trenitalia) finisce nel vortice delle polemiche e il Codacons va all’attacco: «Inammissibile - sbotta il suo presidente nazionale, Marco Donzelli - Non solo ritardi, soppressione, problematiche legate alle carrozze, troppo fredde in inverno e troppo calde in estate. Adesso si scopre che i disservizi sono anche dovuti alla volontà di alcuni macchinisti».
Cauta Trenord, che non accusa nessun dipendente, ma fornisce garanzie: «L’azienda è da due mesi in trattativa sindacale - dichiara l’ad di Trenord Cinzia Farisè - anche per rimuovere questo articolo del contratto che può indurre a comportamenti scorretti. Questa è una delle priorità». Poi, la precisazione: «Riteniamo che le cause di ritardo siano altrove, ma abbiamo il dovere di rimuovere ogni alibi». Di certo, scatteranno i controlli.
Immediata la reazione del governatore Roberto Maroni: «Non entro nel merito, ma sono fiducioso che la società saprà fare quello che serve». E così sarà. «Trenord sta cambiando - assicura l’assessore regionale alla Mobilità, Alessandro Sorte - sarà superato il paradosso dei premi per i ritardi».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Febbraio 2015, 10:07
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