Yara, Bossetti dal carcere: "Proverò la
mia innocenza". E la perizia lo aiuta

Yara, Bossetti dal carcere: "Proverò la ​mia innocenza" La perizia lo aiuta: "I peli sul corpo forse non suoi"

di Claudia Guasco
BERGAMO - Bossetti non ci sta. Intende dimostrare a tutti i costi di essere estraneo alla vicenda. E per questo disposto ad affrontare anche la strada pi complessa, quella del processo con la pesante accusa di omicidio volontario, evitando scorciatoie che possano portargli a qualche sconto di pena, pur di chiarire a tutti di non avere nulla a che fare con la morte di Yara Gambirasio.



Così si è presentato oggi in carcere a Bergamo, di fronte al suo avvocato Silvia Gazzetti, Massimo Bossetti, il muratore di Mapello in cella con l'accusa di essere l'assassino della tredicenne di Brembate Sopra. Al suo legale Bossetti è apparso provato per i 20 giorni di cella in isolamento, ma intenzionato a provare a tutti i costi la sua innocenza. Anche se contro di lui la procura di Bergamo ha in mano l'elemento schiacciante del dna: il suo profilo genetico è risultato del tutto compatibile con le tracce di materiale organico rinvenute sugli indumenti di Yara. Resta invece da chiarire a chi appartengano i peli che gli stessi esperti scientifici impegnati nelle indagini hanno rilevato sugli stessi abiti della tredicenne quando il suo corpo senza vita venne ritrovato, il 26 febbraio 2011, nel campo di via Bedeschi a Chignolo d'Isola. Da fonti ben informate, è emerso che l'esito degli accertamenti e dei confronti disposti dalla procura di Bergamo dopo l'arresto di Bossetti proprio su quei residui organici avrebbe dato esito negativo: i peli non sarebbero dunque del muratore di Mapello, come riporterà la relazione completa su questo versante delle indagini scientifiche che sarà consegnata entro fine luglio alla stessa procura di Bergamo. A chi appartengono allora? È l'interrogativo al quale gli inquirenti stanno cercando di dare una risposta. Complessivamente sugli abiti di Yara erano state rilevate circa 200 tracce di natura pilifera: il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta, Letizia Ruggeri, aveva dunque incaricato il professor Carlo Previderè, dell'Università degli Studi di Pavia, chiedendogli di capire in particolare se, tra quelle tracce, ve ne fosse qualcuna riconducibile proprio a Bossetti. È chiaro che la procura è alla ricerca di qualche altro elemento che possa affiancare la prova del dna per costruire un'accusa più articolata nei confronti del muratore bergamasco. Il quale però continua a professarsi innocente, spiegando che chiarirà come mai il suo dna era sui vestiti di Yara, pur non essendo lui - ha sostenuto - l'uomo che l'ha uccisa.



I reperti isolati sul corpo di Yara Gambirasio sono oltre duecento e gli esperti li stanno analizzando. Ma al momento il dna ricavato da quei campioni non corrisponderebbe a quello di di "Ignoto 1", ovvero Massimo Giuseppe Bossetti.



La perizia non è ancora stata depositata, tuttavia i dati in possesso della Procura indicano che tra il codice genetico del muratore di Mapello e le tracce raccolte sugli abiti della ragazzina di Brembate non vi sarebbe corrispondenza. I risultati sono per ora parziali e se fossero confermati rappresenterebbero un punto importante per la difesa dell’artigiano accusato di avere ucciso Yara.







RICHIESTA UNA PROROGA

L’analisi è affidata a Carlo Previderè, responsabile del laboratorio di genetica forense dell’Università di Pavia. Lunedì scorso il ricercatore avrebbe dovuto consegnare la sua relazione al pubblico ministero Letizia Ruggeri, però ha chiesto una proroga. Serve ancora tempo per ottenere la risposta definitiva su capelli, peli e particelle di epidermide rinvenuti sul corpo di Yara. Un punto fermo c’è: alcune tracce non appartengono alla ragazzina nè sono di origine animale. Resta da vedere se effettivamente siano riconducibili al dna di Massimo Bossetti, risultato che secondo la Procura non è stato evidenziato. Si tratta di un lavoro complesso, poiché lo stato di conservazione dei reperti non è ottimale: la povera Yara è rimasta per tre mesi in un campo, esposta alle intemperie, il materiale raccolto si è deteriorato. Previderè non si sbilancia: «Le analisi sono ancora in corso e, conclusi gli accertamenti, depositeremo una relazione», dice. «Noi abbiamo ricevuto dalla Procura di Bergamo un incarico di consulenza ad ampio raggio, gli ulteriori accertamenti sono ancora in atto e li sto eseguendo con una collega». Per Bossetti si tratta di una perizia decisiva: come è possibile, sarebbe la replica della difesa, che abbia fatto salire Yara sul suo furgone, l’abbia aggredita e trasportata nel campo di Chignolo d’Isola senza che neppure un suo capello sia rimasto sugli abiti? Intanto da tre giorni i Ris stanno passando al setaccio con il luminol la Volvo grigia e il furgone Iveco Daily del muratore e i primi riscontri vengono definiti dagli investigatori «interessanti».





TRACCE SUI VEICOLI

Il luminol reagisce con particolari sostanze, fra cui il ferro contenuto nell’emoglobina, e quindi anche con il sangue. Quando viene a contatto con elementi che scatenano la reazione, il prodotto chimico assume per alcuni secondi una colorazione bluastra, visibile al buio e che può essere fotografata utilizzando un tempo lungo di esposizione. Ed è ciò che è avvenuto all’interno dei veicoli di Bossetti, dove in alcuni punti i Ris hanno riscontrato alcune reazioni al luminol. Due in particolare sarebbero le tracce che a prima vista sono apparse più interessanti e necessarie di approfondimenti, perciò adesso i reperti sono nel laboratorio di Parma: i tecnici dovranno stabilire esattamente di cosa si tratta, se di sangue oppure di altre sostanze. E, in caso affermativo, a chi appartengano. Allo stesso Bossetti? A un’altra persona? A Yara? L’attenzione è massima in questa fase scientifica delle indagini, anche per evitare il rischio di incappare nei cosiddetti "falsi positivi": può infatti capitare, come per ogni altra reazione chimica, che il luminol reagisca anche entrando a contatto con particelle che non hanno nulla a che fare con il sangue. Gli esiti si avranno nei prossimi giorni e Giorgio Portera, il genetista della famiglia di Yara, esorta alla cautela: è «prematuro» parlare di risultati sulle tracce, afferma, così come è «prematuro e non corretto» parlare di eventuali complici. L’inchiesta, spiega, prosegue per verificare l’ipotesi della presenza di altre persone, oltre all’artigiano di Mapello. «Non ci sono parametri per escluderlo o confermarlo. Ma la mia idea è che Bossetti possa non aver agito solo quella drammatica sera». Certo, aggiunge, al momento «si tratta solo di un’ipotesi, però verrà chiarito anche questo aspetto».



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Ultimo aggiornamento: Sabato 5 Luglio 2014, 09:31