Sì all'adozione per due coppie gay. "I figli sono italiani".
A Firenze sentenze senza precedenti. Ira dei cattolici

Sì all'adozione per due coppie gay. "I figli sono italiani". A Firenze sentenze senza precedenti. Ira dei cattolici

di Alessio Caprodossi

Per la prima volta in Italia, un tribunale dei minori, quello di Firenze, ha riconosciuto l’adozione di bambini da parte di una coppia di gay. Si tratta del caso di due bambini, adottati da due cittadini italiani residenti da anni nel Regno Unito. Proprio per questo, i magistrati hanno disposto la trascrizione in Italia dei provvedimenti della Corte inglese. Così ai fratellini viene riconosciuto lo status di figli e la cittadinanza italiana. Sempre ieri, poi, è stato depositato un analogo decreto che riguarda un’altra coppia di uomini, uno italiano e l’altro statunitense di stanza a New York, la cui bambina adottata è ora a tutti gli effetti loro figlia, con tanto di cittadinanza tricolore. 
 



Tornando alla coppia gay che vive in Inghilterra, i giudici hanno accolto le richieste di riconoscere ai bambini gli stessi diritti già acquisiti oltremanica in base all’articolo 36 comma 4 della legge n. 184/83 in materia di adozioni. Una parte della norma che, come spiega l’Avvocatura per i diritti LGBTI, definisce come "sia valida anche in Italia un’adozione avvenuta in un paese straniero da parte di cittadini italiani residenti in loco da almeno due anni, purché essa sia conforme ai principi della Convenzione dell’Aja del 29 maggio 1993”. Detto che la specifica esclude i casi che riguardano cittadini che risiedono in Italia, l’esame di conformità alla Convenzione di cui sopra si limita per i magistrati alla “qualifica e idoneità dei futuri genitori all’adozione”. Un passaggio verificato dalle autorità inglesi e utile al Tribunale di Firenze per riconoscere l’adozione, anche perché in cima alla lista d’interesse in gioco c’è quello che tutela il minore. Del resto, il mancato riconoscimento nel nostro paese del rapporto di filiazione esistente nel Regno Unito avrebbe determinato una “incertezza giuridica” influendo in maniera negativa sulla definizione dell’identità personale dei due bambini.  



Entusiasta l’avvocato della coppia di uomini, Susanna Lollini: “Una grande soddisfazione umana prima ancora che professionale, per i padri che ci hanno creduto e per i bambini che si sentono a tutti gli effetti cittadini italiani”. Una felicità cui fa da contraltare la visione di Alberto Gambino, presidente di “Scienza e Vita”, associazione vicina alla Cei: “Il Parlamento non è più sovrano nel disciplinare queste situazioni e l’Italia sta abdicando ai propri valori democratici".
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Marzo 2017, 20:59
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