"Quel romeno ha assassinato mio marito
per un pugnetto di oggetti d'oro"

"Quel romeno ha ucciso mio marito per un pugno di oggetti d'oro"
MARGHERA - «Non aveva mai fatto del male a nessuno. Sapevo che poteva essere stato uno straniero ad ucciderlo». Bruna Vergotti è tornata ad abitare nella casa di piazzale Radaelli in cui il 2 luglio è stato ucciso il marito Alberico.

La notizia della scoperta del nome dell'assassino di suo marito l'ha fatta ripiombare nel dolore e nella disperazione. «L'ha ucciso per un pugnetto di roba d'oro - ha detto ieri prima che la Squadra Mobile svelasse i particolari dell'indagine -. Dopo 55 anni di matrimonio e 60 assieme mi manca, mi manca tanto. Torno a casa e non c'è nessuno. È un'angoscia insopportabile».



La signora Bruna non si stupisce di sapere che l'assassino del marito è un cittadino romeno. «Qui era pieno di quelli, anche la casa di fronte. Li vedevamo sempre vagare ubriachi. Il fatto che la polizia abbia scoperto chi è stato, però, non rende nessuna giustizia. Io non credo più nella giustizia. Oggi li prendono e domani sono liberi e ammazzano di nuovo. Come faccio a crederci?».



Da Firenze, dove si trova in questi giorni per il Convegno della Chiesa italiana, anche il Patriarca Francesco Moraglia si è detto «vicino con rinnovato affetto alla signora Bruna, a don Corrado e a don Stefano nel momento in cui sembra delinearsi una prima risposta alla loro angosciosa domanda. Li ricordo nella preghiera».



«Personalmente, come cittadino di Marghera, mi solleva sapere che è stato individuato l'autore dell'omicidio del povero Cannizzaro - è il commento dell'assessore alle Politiche sociali, Simone Venturini -. Un grazie, da parte dell'amministrazione comunale, va alla Squadra Mobile della Questura e a tutti gli agenti che hanno lavorato al caso. Un lavoro silenzioso che ha prodotto i risultati sperati e per il quale tutta la comunità deve complimentarsi. Siamo vicini anche in questo momento alla famiglia. Ora mi auguro e spero che il presunto responsabile venga giudicato in maniera severa e con una pena esemplare per quello che ha commesso e soprattutto che venga fatta chiarezza su come sia maturato l'omicidio».



«Fin dall'inizio l'omicidio del povero Cannizzaro mi aveva fatto pensare a quello di Valerio Bari, un altro pensionato ucciso nel 2011 a Mestre per un'azione di due balordi e a scopo predatorio - è il commento di Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera -. La Squadra Mobile, anche in questo caso, ha dimostrato di sapere come indagare, anche con metodi vecchia maniera, da sbirri da strada che seguono non solo le tracce dei cellulari ma anche le testimonianze, le voci e poi le incrociano con i loro dati. Resta una preoccupazione: il fatto che in circolazione possano comunque ancora esserci persone in grado di produrre così tanta violenza per così poco. Un dato in parte inquietante ma con il quale purtroppo dobbiamo convivere in questo momento».
Ultimo aggiornamento: Sabato 14 Novembre 2015, 11:40