Camorra. ​Nel garage la "camera di tortura"
per chi diceva no agli estorsori -Video

Camorra. ​Nel garage la "camera di tortura" per chi diceva no agli estorsori




Casoria. Lo scacco alla nuova camorra. È stato difficile e più complicato delle altre indagini sulla criminalità organizzata, perché questa volta i gruppi di Afragola e Casoria si erano spariti il territorio e le competenze criminali, ma solo geograficamente. Perché la cassa era in comune e, come hanno accertato i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, si era radicato tra gli affiliati un inaspettato senso della solidarietà, sia con la disponibilità totale offerta, nei momenti di difficoltà per i singoli appartenenti, dagli altri sodali nell'assicurarsi vicendevolmente il necessario soccorso, come di evince dalle intercettazioni ambientali dei fratelli Cervi, detenuti che parlano con la mamma sulla puntualità del loro stipendio e delle parcelle pagate agli avvocati dal clan.



Una tabella stipendiale che prevedeva per i cosiddetti senatori del clan, Angelino Giuseppe, Francesco Favella, Michele Puzio, Antonio Cennamo – detto Tanuccio ‘o malommo” - uno stipendio che oscillava tra i cinquemila e i seimila euro al mese, mentre per tutti gli altri affiliati il compenso mensile variava tra i 1.500 e i 2.000 euro, a seconda dell'anzianità di affiliazione. Proprio come gli scatti di anzianità, per un lavoro normale, che lo stato non corrisponde più ma la camorra si. Ma questa sorta di welfare criminale, non terminava qui. C'era lo stipendio per i detenuti e i loro familiari e il pagamento delle spese legali. A occhio e croce, insomma chi era sulla piazza doveva fare fronte a qualcosa come centomila euro al mese, solo per le «spese per i dipendenti».



L'ordinanza che ha portato in cella questi trenta affialiati dei gruppi criminali che compongono quella che è oramai la «galassia dei Moccia», riporta almeno quindici estorsioni portate a segno sotto il loro nome. Anche se una sentenza dell'ottobre del 2013, non ha solo assolto Antonio Moccia dall'accusa di essere il capo del clan, ma ha ribadito che la cosca non esiste più. Per intimorire le vittime, gli indagati hanno utilizzato una «comunicazione» diversa, senza mai pronunciare il clan ma un generico «Mettetevi a posto con gli amici di Casoria». Come hanno poi dovuto testimoniare ben quindici impreditori, caduti nella rete degli estorsori e intercettati dai carabinieri.



Per realizzare i centomila e più euro al mese per pagare i «dipendenti» del clan, soprattutto i detenuti per reati più gravi con pene lunghe da scontare e sempre a rischio per il clan di diventare collaboratori di giustizia, i due gruppi di Casoria e Afragola, aveva formato più di una squadra di malavitosi dai modi bruschi e «molto noti» per l'appartenenza mai sconfessata al clan di Afragola. Per questo quando si presentavano nei cantieri, oltre al «mettetevi a posto con gli amici di Casoria», seguiva anche l'ordine perentorio di bloccare all'istante i lavori per evitare di essere uccisi a colpi di pistola. Qualche imprenditore ha pure resistito.



E allora è intervenuta la «squadra della morte», che letteralmente prendeva di peso la vittima e la portava in un garage di Casoria, dove chi aveva detto no, oltre ad accettare l'imposizione del pizzo (rate tra i cinquemila e settemila euro) doveva sborsare anche qualche centinaio di euro in più come tassa per il rifiuto. E chi non ce la faceva a pagare, veniva portato dagli amici usurai con il portafoglio pieno, che piazzavano un euro di prestito a trenta per la restituzione. E quei centomila euro al mese erano già in cassa dopo i primi dieci giorni.



Perché nulla sfuggiva agli esattori del clan : dai lavori pubblici o privati che fossero, alle aziende che facevano manutenzione stradale e nei cimiteri, fino ai venditori ambulanti di frittelle e crocché che pagavano una tassa alla camorra di cento euro a settimana. Persino i contrabbandieri di sigarette agli angoli delle strade, erano costretti all'obolo tra i cinque e i dieci euro la giorno per «gli amici di Casoria».



m.d.c.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Gennaio 2015, 09:34