Bomba esplode davanti alla scuola di Polizia:
paura a Brescia, si indaga per terrorismo -Foto

Bomba esplode davanti a scuola di polizia: si indaga per terrorismo
BRESCIA - Ore 4 e 37: i bresciani che abitano nella zona di via Veneto, a nord della città lombarda, sono svegliati da un boato assordante che si sente ben oltre un chilometro di distanza. È stata una bomba rudimentale, composta da una pentola a pressione piena di polvere da sparo, posta davanti all'edificio della Polgai, la scuola di formazione della Polizia di Stato, frequentata da oltre 200 poliziotti, e che ha danneggiato e annerito il portone blindato senza riuscire a infrangerlo.



Un ordigno che per inquirenti e investigatori «poteva uccidere» ma, considerata l'ora in cui è stato a messo a segno l'attentato, è da considerarsi più «una grave intimidazione verso la Polizia», che un gesto destinato a ferire persone. E il procuratore generale, Luigi Dell'Osso precisa: «Non è un attacco alla città, ma un attentato mirato». Ancora non è arrivata una rivendicazione e non è detto che arrivi anche perché, 'preventiva', potrebbe essere contenuta in un documento sul quale hanno concentrato subito l'attenzione gli agenti della Digos, diretti da Luigi De Stavola.

Dal 14 novembre circola infatti su Internet un documento programmatico in cui gli anarco-insurrezionalisti promettono un «Dicembre nero» e invitano a «piazzare ordigni esplosivi contro fascisti e padroni, esporre striscioni su ponti e strade, sommergere le città di manifesti e volantini, far saltare le case dei politici, lanciare molotov contro la polizia». E la campagna «Dicembre nero» dovrebbe servire come «detonatore della ripresa dell'insurrezione anarchica dentro e fuori le prigioni».

La pista anarco-insurrezionalista è quindi quella più accreditata (esclusa dallo stesso ministro dell'Interno Angelino Alfano quella del terrorismo internazionale) e le indagini hanno preso subito il via con i rilievi degli agenti del Gabinetto di Polizia scientifica e posti di blocco in tutta la provincia. Alla ricerca di quell'uomo di statura medio alta, con un fisico atletico che le immagini delle telecamere di sorveglianza riprendono arrivare con una borsa e depositarla davanti al portone per poi allontanarsi camminando.

Quella persona - bisognerà chiarire se era sola o qualcuno l'aspettasse nei pressi a bordo di un'auto - aveva il volto coperto da un cappuccio alzato e da un cappellino. Per far esplodere l'ordigno è stato probabilmente utilizzato un timer, come fa pensare il tempo intercorso tra la posa della borsa e il botto: 13 minuti. È probabile inoltre che gli esecutori avessero fatto dei sopralluoghi per scegliere, da un punto di vista simbolico ma anche logistico, il luogo in cui piazzare più agevolmente l'ordigno. Certo l'obiettivo non era la caserma della Polizia stradale che si trova nello stesso isolato ma che ha un'altra entrata, distante.

La Procura di Brescia, con il procuratore Tommaso Buonanno e il pm di turno, Alberto Rossi, lo stesso che sta indagando sul giallo della scomparsa dell'imprenditore di Marcheno, Mario Bozzoli, hanno aperto «atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi», sulla scorta dell'articolo 280 bis del Codice Penale: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque per finalità di terrorismo compie qualsiasi atto diretto a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l'uso di dispositivi esplosivi o comunque micidiali, è punito con la reclusione da 2 ai 5 anni». «Se dal fatto deriva pericolo per l'incolumità pubblica - prosegue l'articolo - ovvero un grave danno per l'economia nazionale, si applica la reclusione dai 5 ai 10 anni». Alla Polgai sono arrivate moltissime telefonate di solidarietà, a partire da quelle di poliziotti e funzionari che, negli anni, hanno frequentato la scuola.
Ultimo aggiornamento: Sabato 19 Dicembre 2015, 11:43
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