Papa Francesco in Corea del Sud per 5 giorni.
Pyongyang spara missili in mare

Papa Francesco in Corea del Sud per 5 giorni. Pyongyang spara missili in mare
ROMA - Il Papa arrivato a Seul, in Corea del Sud, per una visita di cinque giorni, fino a luned 18. Francesco, dopo un volo di 11 ore, atterrato all'aeroporto Incheon alle 10.15 ora locale (le 3.15 in Italia), accolto dalla presidente Park Geun-Hye e salutato con tutti gli onori, comprese le salve di cannone. Sulla pista un picchetto della Guardia d'onore, alcune donne in abiti tipici e due bimbe che hanno offerto fiori.







La prima giornata di visita prevede incontri ufficiali con il presidente e le autorità e un incontro con i vescovi coreani. Dopo l'arrivo, il Papa ha raggiunto in macchina la nunziatura di Seul, dove alloggerà in questi giorni, e lì ha celebrato una messa privata. Alle 15.45 ora locale appuntamento alla Blue House, il Palazzo presidenziale della capitale coreana, per la cerimonia di benvenuto e una visita di cortesia al presidente Park, prima donna coreana a ricoprire questo ruolo, eletta nel dicembre 2012. Subito dopo l'incontro con le autorità. Alle 17 trasferimento nella sede della Conferenza episcopale coreana CBCK, per un incontro con i vescovi del Paese. Conclusione della giornata intorno alle 19. L'orario di Seul è di sette ore in avanti rispetto all'Italia.



La Corea del Nord spara razzi prima dell'arrivo del Papa. La Corea del Nord ha sparato stamattina tre razzi da 30 millimetri a corto raggio dalla costa orientale direttamente nel mar del Giappone, poco prima dell'arrivo di Papa Francesco in Corea del Sud. Lo ha annunciato il comando di Stato maggiore congiunto di Seul, specificando che il lancio è avvenuto intorno alle 9.30 del mattino (le 2.30 in

Italia), circa un'ora prima che Francesco atterrasse a Seul. Quello di oggi è' l'ultimo di un'insolita lunga serie di lanci di razzi e missili effettuata da

Pyongyang dall'inizio dell'anno.



Francesco sorvola la Cina e invia messaggio di pace a Pechino. Papa Francesco, sorvolando la Cina in volo verso Seul, ha indirizzato un telegramma al presidente cinese Xi Jinping, esprimendo «cordialità» sia al capo di Stato che al suo popolo, e invocando «la divina benedizione per la pace e il benessere della nazione». Il testo del telegramma è stato reso pubblico al momento del sorvolo del territorio cinese, quando in Italia era quasi l'una del mattino. Come è noto il Papa e il presidente cinese si erano scambiati messaggi augurali, per la reciproca elezione, avvenuta a un giorno di distanza - il Papa il 13 marzo 2013 e il presidente il 14 marzo - e Francesco ha anche detto in un'intervista di aver avuto altri contatti con il presidente cinese.

Nel 1989, quando Papa Wojtyla andò nella Repubblica di Corea, il governo di Pechino vietò il sorvolo all'aereo papale, che dovette fare la rotta artica.



Stampa cinese: segnali di possibile distensione. Il Global Times, giornale cinese vicino alle posizioni del Partito, titola oggi: "L'approvazione da parte di Pechino del volo papale sui cieli cinesi, è visto come un possibile modo per migliorare le relazioni".

Nell'editoriale si ricorda che il riconoscimento che la Santa Sede dà a Taiwan e il diritto rivendicato da Pechino di nominare i propri vescovi, sono i due ostacoli alla normalizzazione delle relazioni tra Vaticano e Cina.

Nell'articolo si definisce «cortesia del governo cinese» l'autorizzazione al sorvolo, ricordando come Papa Bergoglio e il presidente cinese Xi Jinping si siano scambiati messaggi in occasione dell'inizio dei rispettivi mandati, avvenuti ad un giorno di distanza l'uno dall'altro.

Secondo l'editoriale, che intervista anche un esperto di questioni religiose cinesi, Wang Meixu, dell'Accademia cinese di scienze sociali, c'è lo spazio perchèéil Vaticano raggiunga un accordo con Pechino sulle nomine vescovili.

Resta la questione taiwanese, ma la figura di Bergoglio, proveniente da un Paese in via di sviluppo, secondo il giornale riscuote più simpatia dei suoi predecessori. Non a caso nel 1989, si ricorda, lo spazio aereo fu negato a Papa Giovanni Paolo II. Resta comunque il fatto che la Cina ha vietato qualsiasi pellegrinaggio in Corea del Sud ai cristiani, oltre a detenere alcuni vescovi fedeli a Roma e ad aver fatto abbattere oltre 230 crocifissi e alcune chiese nella provincia dello Zeijiang.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Agosto 2014, 18:14