Regeni, il giornalista egiziano: «Se lo avesse ucciso la polizia lo avrebbe messo nel cemento» -Video
di Elena Panarella
Così come purtroppo è accaduto al ricercatore italiano ucciso al Cairo, ritrovato il 3 febbraio in un fosso lungo la strada che collega la capitale ad Alessandria, con sette costole rotte, segni di scariche elettriche, ferite da traumi su tutto il corpo e un’emorragia cerebrale. Bakri, come spiegano sempre sul sito Egypttoday.it, durante la trasmissione, ha sottolineato che «Regeni è stato accusato di essere un agente dei servizi segreti stranieri e proprio la faida tra Servizi segreti lo ha stritolato». Secondo molti politici egiziani Regeni è stato usato inconsapevolmente dai servizi segreti britannici e americani attraverso le istituzioni accademiche per ottenere informazioni sulla leadership sindacale che si oppone al regime di al Sisi. E per questo vittima dell’ossessione degli apparati di sicurezza egiziani per lo spionaggio occidentale. Insomma, scambiato per una pedina degli agenti dell’MI6 e della Cia infiltrati nell’Università di Cambridge e nell’American University del Cairo. Quindi arrestato con una scusa qualsiasi e torturato. Solo che Giulio non aveva nulla da raccontare perché era soltanto uno studente che credeva in quello che faceva. Lo dimostra il suo percorso di vita. Un ragazzo italiano proiettato verso il futuro.
Pochi giorni fa sempre Bakri, dopo la decisione del Senato italiano che ha bloccato l’invio di pezzi di ricambio per F-16 , aveva dichiarato sempre pubblicamente : «l’Italia vuole incastrare l’Egitto con la morte di Regeni. Chiedo al ministro degli esteri egiziano “Sameh Shoukry” di prendere una posizione chiara verso l’Italia».
Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Luglio 2016, 16:38
© RIPRODUZIONE RISERVATA