Pil: gli Usa volano, l'Italia resta ferma. Al sud
aumenta il divario col nord, industrie a rischio

Pil: gli Usa volano, l'Italia resta ferma. Al sud ​aumenta il divario col nord, industrie a rischio

di Mario Fabbroni
ROMA - Stati Uniti con il turbo, Italia con il freno a mano sempre tirato. L'immagine di stampo automobilistico rende forse meglio di altre la differenza di velocit che contraddistingue le due economie, quella americana e quella del Belpaese.





Il Pil statunitense è cresciuto nel secondo trimestre a una velocità forte, ma non rischia affatto di sbandare. Anzi. Al punto che il presidente Barack Obama fornisce gongolante alcune anticipazioni rispetto ai dati ufficiali che verranno diffusi soltanto domani. «Le imprese stanno investendo, i costruttori realizzando case nuove e i consumatori spendono», afferma Obama, sottolineando che l'economia deve però funzionare e girare per tutti.



Quindi mette in evidenza alcuni aspetti che però fanno comprendere i benefici in atto: «L'energia, la tecnologia e l'auto stanno sperimentando un boom - aggiunge il numero uno della Casa Bianca -. Il tasso di disoccupazione è sceso ai minimi dal settembre 2008». Non potrebbe essere altrimenti con il Pil che vola fino a toccare un +4%. E gli analisti prevedono la creazione di 230.000 posti di lavoro (ne sono già stati creati 218.000), con un tasso di disoccupazione al 6,1%. Il boom è spinto dai consumi (+2,5%) che a loro volta fanno crescere i prezzi (+2,3%).



L'aspettativa di una stretta monetaria da parte della Federal Reserve nei confronti di un'economia (che a questo punto è in piena espansione) ha fatto risalire i rendimenti del T-bond decennale sopra il 2,5%. Anche le esposrtazioni americane vanno fortissimo, mettendo a segno nel secondo trimestre un +9,5%. Quindi la crescita del Pil non è dovuta solo ai consumi interni. Il 2,3% di inflazione negli Usa è da confrontare con lo 0,28% dell'Italia.



A Roma infatti appare tutto fermo. Disoccupazione a livelli record, tassazione da primato del mondo, imprese senza slancio e, anzi, sempre più propense a delocalizzare per trovare riparo rispetto al costo del lavoro e alla bassa produttività. In questo quadro asfittico, il Paese appare ancora più diviso in due: come se la questione meridionale avesse trovato nuova linfa anzichè diluirsi in un'ipotetica diminuzione del divario Nord-Sud. Si parla addirittura di un Mezzogiorno a rischio desertificazione industriale, con conseguenze drammatiche sull'occupazione e sulle famiglie (spesso monireddito) dal Garigliano in giù.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 31 Luglio 2014, 10:21
© RIPRODUZIONE RISERVATA