Ischia, gli sfollati ora sono tremila:
«Via anche da case sicure»

Ischia, gli sfollati ora sono tremila: «Via anche da case sicure»

di Massimo Zivelli
Ischia. Tremila sfollati e mille richieste di sopralluoghi in case, condomini e strutture ricettive pubbliche e private. A Casamicciola è il caos e serpeggia la paura. Non quella del terremoto, ma quella di ipotetici processi, delle possibili inchieste della magistratura. I cittadini scrivono a Comune e vigili del fuoco per ottenere un sopralluogo statico, i tecnici inviati sul posto anche se il danno è impercettibile non se la sentono di sottoscrivere l'agibilità per paura di finire un giorno alla sbarra: e così gli sgomberi forzati scattano a decine, l'area rossa non è più circoscritta alla parte alta del paese, ma oramai è arrivata fin giù alla Marina. Sono gli effetti collaterali del sisma che ha investito Casamicciola lunedì scorso. In qualche caso la corsa alle richieste di sopralluoghi si può spiegare con l'interesse dei proprietari, tipico di ogni evento del genere, a porre le basi per risarcimenti futuri. Intento che vale soprattutto per chi ha dovuto chiudere l'albergo o i negozi. Ma dall'altra parte, la spinta ad essere di«manica larga» da parte dei tecnici viene spiegata come una reazione alla pressione mediatica, che porterebbe le istituzioni locali a non volersi assumere alcuna responsabilità per paura di possibili denunce, nonostante le istanze riguardino case non abusive (chi la casa ce l'ha abusiva evidentemente evita di farsela controllare). Tutto questo accade nel giorno dei funerali delle due vittime del terremoto, e con il sindaco Giovan Battista Castagna che esasperato dichiara che denuncerà alla magistratura i ricercatori scientifici che fin dall'esito della prima scossa (ore 20.58 di lunedì scorso) non ne hanno azzeccata praticamente una.
 
 


«Hanno dato letteralmente i numeri. È una vergogna», dice il sindaco: «Il professor Giuseppe Luongo, uno che conosce fin troppo bene la faglia sismica di Casamicciola, ha fatto bene a dire che i suoi colleghi avevano sbagliato tutto e che era arrivato il momento di dire la verità all'opinione pubblica. Dopo la sua intervista, che ho condiviso in pieno, è arrivata l'ammissione dell'errore. Ma questo non può bastare», si scatena Castagna, che si spinge a chiedere la testa di chi «ha dimostrato di non conoscere il proprio lavoro». Per la verità ieri il sndaco si è dovuto impegnare anche in un'altra battaglia mediatica, quella ingaggiata intorno a un processo per abusi edilizi che lo riguarda personalmente. Una storia che risale al 2001 e che riguarda la sua casa di Lacco Ameno, dove sarebbero stati realizzati un solaio interno, un piano sottostante e una scala interna senza autorizzazione, in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico. «È una vicenda che risale a quando erano vivi mia madre e mio padre. Io sono fiducioso che si risolva con il riconoscimento della mia estraneità, anche se i reati sono ampiamente prescritti. Purtroppo i tempi della giustizia sono questi», si è difeso Castagna.
 


Effetto domino. Il fatto è che l'aver riconosciuto un differente punto di partenza dell'onda sismica (sotto Casamicciola, e non in mare) porta a rivedere anche la natura e l'entità dei danni registrati. Quindi non solo, e non tanto, l'abusivismo, quanto la forza d'urto sotto edifici di vecchia data. E questo ha moltiplicato le paure. Una sola casa crollata su tutta l'isola (quella da dove sono stati estratti poi vivi Ciro e i suoi fratellini), alcune decine parzialmente crollate e molte di più quelle semplicemente lesionate: era tutto qui il terremoto a Casamicciola, almeno fino all'altro ieri. Poi, il caos. Cittadini preoccupati di avere anche semplici lesioni sul muro di casa hanno pensato di fare istanza per ottenere la verifica statica. È in questo passaggio che si è innestato il disastroso effetto domino. «Giriamo nelle case, effettuiamo i controlli, ma sinceramente anche laddove non c'è nessun pericolo non ce la sentiamo di sottoscrivere il certificato di agibilità. Mi dispiace per la gente che deve andarsene di casa ma confessa un tecnico che chiede di restare anonimo io e anche gli altri non ce la sentiamo di rischiare. Con l'aria che tira, i giornali che scrivono di inchieste di qua, inchieste di là». «Da oggi ho paura confessa un professionista perché a casa mia è tutto a posto, ma in quella dei vicini pare ci siano delle crepe in bagno. Abbiamo saputo che se sgomberano loro, metteranno in strada pure noi per sicurezza». Poi ci sono le case obiettivamente inutilizzabili perché si trovano in strade ancora ostruite dai detriti. Ieri un uomo minacciava il suicidio: suo figilo è costretto all'obbligo di dimora in una casa che da lunedì non ha più nè acqua né luce. Il dato più clamoroso a conferma di ciò che sta avvenendo in queste ore è che se mercoledì la Protezione civile nazionale comunicava che gli sfollati non superavano i 200, adesso si sfiorano i 3000 nella sola Casamicciola. Interi nuclei familiari che devono essere riposizionati, non si sa per quanto tempo, in alberghi o altre abitazioni da reperire sull'intera isola.

Giù dal Nord. Le richieste di perizia si moltiplicano al punto che la Protezione civile ha mobilitato un nucleo di suoi tecnici che stanno affluendo a Ischia dal Trentino Alto Adige. Dopo aver inizialmente scartato l'ipotesi della tendopoli, il sindaco Castagna di fronte ai nuovi nuemri degli sfollati ci ha ripensato e tutti sono adesso al lavoro per trovare un posizionamento adatto sul territorio per queste strutture. E tuttavia nessuno vuole abbandonare la propria abitazione. Circolano già venti di rivolta nel paese e se non si trova al più presto una soluzione si temono riflessi sull'ordine pubblico. E poi c'è il dramma delle scuole: sei su nove sono state dichiarate inagibili durante i sopralluoghi e si è chiesta la solidarietà alle scuole degli altri comuni per garantire l'anno scolastico ad almeno 2500 alunni di ogni ordine e grado. Anche in questo caso, confermano le voci di dentro, sarebbe stata la paura di incorrere in grane giudiziarie a frenare una più corretta valutazione tecnica di agibilità.
In questo quadro allarmante fa eccezione l'Asl che ha commissionato la certificazione ai suoi tecnici ed ha tutte le sue strutture territoriali funzionanti. Eppure alcune ricadono nelle stesse zone in cui fioccano invece le interdizioni. A cominciare dall'ospedale Rizzoli, che pure era stato evacuato la notte del terremoto, ma che ha poi subito ripreso la sua operatività. Due diversi modus operandi, piuttosto che differenza sulla capacità valutativa: il patrimonio immobiliare della Asl sull'isola d'Ischia in alcuni casi è anche più vetusto di altri edifici pubblici. Lo stesso Municipio risulta lesionato: ieri il sindaco ha presieduto una promessa di matrimonio alla presenza di un vigile del fuoco.
Ultimo aggiornamento: Sabato 26 Agosto 2017, 09:34